L’uso del romanesco di Zerocalcare nella serie Netflix Strappare lungo i bordi non è piaciuto a tutti. Ma perché è comunque una scelta legittima? Ecco un piccolo commento linguistico.
Che, dopo tutto ciò di cui parla la serie animata di Zerocalcare (Michele Rech) su Netflix, ci si debba proprio concentrare su una questione ancillare come l’uso del romanesco è di per sé triste. Però chi scrive è una linguista e due cose su questa faccenda vorrebbe dirle.
Il fumettista Zerocalcare doppia gran parte dei personaggi della serie animata Strappare lungo i bordi, e lo fa utilizzando un italiano con pesanti influssi romani.
La cosa non ha fatto piacere a tutti e, almeno secondo i giornali, sono fioccate diverse critiche all’uso di questo italiano dialettale.
Andiamo brevemente a vedere due cose: cos’è il romanesco, ossia l’italiano usato da Zerocalcare, e perché l’uso di questa varietà di lingua è una scelta che può piacere o non piacere, ma rimane comunque legittima.
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Cos’è il romanesco?
La lingua usata da Zero è il cosiddetto romanesco, o italiano di Roma, chiamato anche in maniera più o meno scherzosa dai linguisti negli anni Novanta “italiano de Roma”. Se volete saperne di più sulle caratteristiche linguistiche del romanesco, c’è l’ottima voce di Paolo D’Achille sull’Enciclopedia dell’Italiano di Treccani.
L’italiano di Roma è italiano, non dialetto. Ma è anche una varietà di italiano diversa dallo standard (l’italiano delle grammatiche), poiché è molto influenzato dal dialetto, che in realtà sarebbe un’altra lingua rispetto all’italiano. In tal senso, l’italiano di Roma si può definire come uno dei tanti italiani regionali che esistono nella nostra penisola.
Tenete poi conto che, all’interno degli stessi italiani regionali, si possono avere più realizzazioni. Alcune sono più vicine all’italiano standard, quindi saranno italiani con un po’ di accento. Altre sono più vicine al dialetto, quindi italiani con accento, sintassi e lessico molto simili a quelli del dialetto.
Ecco, il romanesco usato da Zero in Strappare lungo i bordi è un italiano regionale con forti influssi dialettali.
Tenete conto che il romanesco è uno degli italiani regionali con cui più spesso viene a contatto anche chi non vive a Roma o nel Lazio. Infatti, è assai presente nel cinema e nella televisione, sebbene di solito con influssi dialettali meno forti rispetto a quelli di Zero.
Per fare un esempio molto recente, i film Freaks Out e Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti hanno entrambi il cast che recita in un italiano di Roma.
Perché usare il romanesco?
A causa della storia linguistica dell’Italia, sarebbe a oggi difficile parlare di personaggi italiani senza toccare, anche solo tangenzialmente, la loro identità linguistica locale. Perché, che ci piaccia o meno, tutti noi tendiamo a usare, almeno nel parlato, un italiano con influssi regionali, perché è quello che apprendiamo da piccoli.
In Strappare lungo i bordi, Zerocalcare racconta una storia che ha due facce.
Da un lato, è fortemente personale, poiché racconta le sue personalissime esperienze di vita ed è esplicita nel dire che tutta la storia passa attraverso le sue lenti molto parziali. Dall’altro, racconta la storia di una generazione intera che, in tutta Italia, si è ritrovata ad annaspare per rimanere a galla, privata del futuro perfetto che gli era stato promesso.
In questo contesto, l’uso del romanesco fa parte dell’aspetto personale della serie, e la caratterizza allo stesso modo delle paturnie e delle particolarità del personaggio di Zero. Se Zerocalcare avesse voluto mantenere l’aspetto personale e parziale del racconto, sarebbe stato strano se avesse parlato in un italiano standard.
Certo, avrebbe potuto anche parlare in un romanesco meno marcato, ma anche qui dobbiamo renderci conto di una cosa. Infatti, il romanesco ha delle differenze di classe.
Quello delle classi medio-alte è più vicino allo standard (ma non troppo!). Quello delle classi più basse è più vicino al dialetto.
Probabilmente, Zerocalcare, usando un romanesco più marcato, ha voluto fare anche una scelta politica, sottolineando di più la provenienza popolare dei suoi personaggi.
È un po’ la stessa scelta che era stata fatta con Gomorra. Infatti, nei sobborghi meno agiati di Napoli non si parla italiano, e nemmeno un italiano regionale, ma il napoletano. Avvicinare la comunicazione dei personaggi all’italiano standard li avrebbe privati di una componente fondamentale della loro identità.
Il romanesco come lingua dell’intimo in un’intervista dell’autore
In un’intervista a Fanpage, Zerocalcare stesso afferma:
Per me, paradossalmente, il romano è la lingua della comfort zone: io parlo più romano nelle interviste che con mia madre, non perché lo devo ostentare ma perché è la mia questione identitaria, che mi fa sentire trincerato nel mio fortino.
[…]
Sì, questa cosa di dividere i registri per me è sempre funzionale a raccontare i contrasti: un piano più astratto, quello in cui si fanno i discorsi più ampi e di respiro, contrapposto al piano dell’intimo, in cui mi piace che il linguaggio sia più diretto, più aderente a quello che usiamo veramente.
Alcune parole conclusive
Insomma, l’uso del romanesco è una scelta artistica, che può piacere o non piacere, ma che chi ha scritto, prodotto e doppiato la serie aveva il diritto di fare.
Certamente, ha il difetto di rendere l’ascolto della serie difficile per chi non ha molta esperienza con il romanesco. Ma è anche a questo che servono i sottotitoli, che aiutano a superare le barriere linguistiche.
Se volete, La Scimmia Pensa ha fatto un’utile guida alle espressioni in romanesco utilizzate in Strappare lungo i bordi.