In un distopico futuro dal carattere cyberpunk, non è strano vedere un tiranno autoritario emergere per dominare con il pugno di ferro ed il controllo totale delle strade e della tecnologie delle grosse metropoli costellate di luci al neon e grandi insegne.
Non è nemmeno strano che contro questo tiranno si alzi un gruppo di ribelli per riprendere in mano la propria autonomia e libertà: cosa succede però quando il tiranno in persona riesce a mettere in ginocchio l’eroe fino al punto della sua morte?
Secondo Ghostrunner, succede che la rivoluzione si mescola alla vendetta, ed è una vendetta ad alta velocità, fatta di molti salti e molti colpi di spada.
Parkour e spade
L’introduzione di Ghostrunner, titolo nato dagli sforzi combinati di One More Level, Slipgate Ironworks e 3D Realms lascia poco spazio all’interpretazione e mette subito in chiaro le abilità del personaggio interpretato, da cui deriva il titolo stesso del gioco: il Ghostrunner (forse l’ultimo) è infatti una terrificante macchina di morte, un automa agilissimo come un ninja e dotato di abilità straordinarie grazie ad avanzatissime tecnologie con cui può mantenere l’ordine e l’equilibrio nell’ipertecnologica città sotto la sua giurisdizione, tuttavia tutte le sue capacità risultano insufficienti a sovrastare l’antagonista, una donna nota con il nome di Keymaster, che si sbarazza con relativa facilità del Ghostrunner lasciandolo al suo infausto destino.
O almeno questo è quello in cui sperava, visto che il Ghostrunner è miracolosamente sopravvissuto e rimesso in sesto da un gruppo di ribelli: così, una volta risvegliato con solo la voce di una misteriosa IA nella testa ad accompagnarlo, il Ghostrunner dovrà farsi strada per la città e riprenderne il controllo.
Al di là del filmato iniziale, Ghostrunner non perde tempo nel gettare il giocatore nel bel mezzo dell’azione: dal momento in cui si inizierà una nuova partita, infatti, il titolo ci darà immediatamente il controllo del nostro assassino meccanico introducendoci rapidamente alle meccaniche e ai controlli di gioco rivelandoci subito la sua natura di platform in prima persona che segue la filosofia di titoli come Hotline Miami e Superhot, dove saremo chiamati a utilizzare ogni abilità del Ghostrunner (sbloccandone alcune lungo il nostro cammino) per superare gli ostacoli che ci si pareranno davanti.
La regola fondamentale di Ghostrunner è semplice: subire un colpo ci costerà la morte istantanea e il riavvio da checkpoint. Questo significa che sarà vitale il giocare in modo intelligente con una padronanza precisa delle meccaniche di gioco, sin dall’inizio: riflessi rapidi e capacità decisionali saranno infatti messe alla prova dall’altissima velocità d’azione esibita dal fluido e agile gameplay, in linea con l’agilità e leggiadria del protagonista, armato unicamente di una katana con cui mutilerà i nemici che proveranno a sbarrargli il cammino evitandone i pericolosi colpi ed aggirando le loro difese.
Non guardare giù
I livelli inizialmente richiederanno la sola capacità di correre lungo i muri, scattare a mezz’aria, scivolare e usare il rampino occasionalmente, ma nel corso della progressione sia la quantità di ostacoli che di nemici aumenterà, così come la loro varietà: il gioco infatti alternerà sezioni di traversal e di combattimento, con le prime basate sull’uso ragionato di abilità di movimento e nel tenere traccia dei propri dintorni, mentre le seconde richiederanno di applicare la propria agilità per potersi avvicinare sufficientemente al bersaglio per poterlo affettare in un colpo ben piazzato.
Il tutto in un pacchetto piuttosto arduo, che lascia spazio a pochi errori, ma che proprio per questo rende ogni successo soddisfacente così come lo è risolvere il puzzle teorico rappresentato da ogni area senza fermarsi per nemmeno un istante sfrecciando tra le strutture futuristiche dei livelli e falciando i nemici prima ancora che essi si accorgano della presenza del Ghostrunner.
Il framework di gioco implica, quindi, molto trial and error e, fortunatamente, la sperimentazione è qui favorita da un ottimo sistema di checkpoint senza tempi di caricamento, valorizzando il fallimento nel processo di apprendimento e perfezionamento del proprio approccio ai livelli di gioco.
Difficile, ma non troppo difficile, la curva di difficoltà di Ghostrunner viene ben bilanciata dall’introduzione graduale di ogni nuovo ostacolo o nemico: i primi incontri con essi saranno sempre scanditi e limitati per dare al giocatore sufficiente tempo per adattarsi al loro funzionamento prima di integrarli in maniera coesa con tutti gli altri elementi del gioco, evitando di lasciare che il giocatore si senta chiuso all’angolo né eccessivamente potente e, così facendo, impedendo un’esperienza troppo frustrante o noiosa.
Severo ma giusto
Questo non significa che il giocatore non morirà un centinaio di volte in ogni livello: la sensazione è quella di trovarsi di fronte alla versione cyberpunk in prima persona di Super Meat Boy e, tuttavia, è sempre chiaro quale sia la causa del fallimento in una sezione in modo da permettere al giocatore di correggere le proprie azioni in maniera consistente, senza ricorrere a gimmick come imboscate, hitbox imprecise e altri elementi solitamente più fastidiosi.
Al tutto si aggiungono una serie di abilità e opzioni ottenute nel corso del proseguimento dell’avventura, sia ambientali che individuali, che possono essere ottimizzate da una schermata di personalizzazione in cui potremo organizzare dei chip di upgrade in una griglia in stile Tetris.
Dal punto di vista visivo e musicale Ghostrunner non delude affatto, bombardando i sensi di tutti gli elementi estetici tipici del filone cyberpunk accompagnati da appropriata synthwave che mantiene viva e dinamica l’azione di gioco.
Ad accompagnare alcune sezioni ci saranno diversi voiceover che, insieme ad alcuni oggetti sparsi nascosti lungo i livello, contribuiranno al world building e alla progressione della trama.
Trama che, ad onor del vero, è più un accompagnamento al gameplay che il vero e proprio focus del titolo, senza sbilanciarsi troppo nel fare cose sconvolgenti o imprevedibili, ma dando quel tanto che basta per spingere il giocatore a proseguire.
La mancanza di una narrativa brillante è però più che adeguatamente bilanciata dalla qualità di gioco e, al netto di qualche calo nei ritmi nelle rare sezioni di puzzle del cyberspazio virtuale e nel mettersi ad ottimizzare la griglia di potenziamento che, visti i ritmi frenetici del gioco, possono apparire in contrasto dei tempi morti, Ghostrunner resta un’esperienza ottimamente costruita e soddisfacente dall’inizio alla fine.