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Doom Eternal: The Ancient Gods

Id Software torna alla carica a distanza di mesi dalla release di Doom Eternal rimettendoci nei panni del Doom Slayer per una nuova, cruenta e rabbiosa avventura: The Ancient Gods è la prima parte di un’espansione narrativa che ci spingerà, senza tregua, attraverso i limiti indefiniti di quanto l’accuratamente equilibrata struttura di gioco di Doom Eternal può essere sfruttata prima di mostrare incrinature.

Salvare il mondo, di nuovo

The Ancient Gods è un DLC standalone per Doom Eternal, che può essere quindi avviato anche senza la campagna principale del gioco base. 
È tuttavia consigliato aver completato il gioco originale prima di cimentarsi nell’esplorazione di questa espansione, sia per ragioni di gameplay che per ragioni narrative: il Doom Slayer si ritroverà infatti davanti alle conseguenze delle proprie azioni, eseguite nel corso della sua crociata contro l’Icona del Peccato, dovendo suo malgrado cercare di preservare il tessuto stesso della realtà ora in imminente pericolo, poiché l’uccisione della Khan Maykr ha rimosso un importante pezzo dell’importante struttura che tiene in piedi l’universo.
Tra nuovi e vecchi personaggi, quindi, avremo modo di assistere lungo tre missioni a nuove rivelazioni, alcune più prevedibili, altre più sconcertanti, fino all’eclatante ed inaspettato finale di questa storia, lasciata in sospeso fino alla prossima parte di espansione e che vedrà il Doom Slayer impegnato contro qualcosa di terribilmente antico e potente, più di qualsiasi cosa affrontata finora.

Esercito implacabile

L’aspetto narrativo di Doom lascia, come di consueto, poche complessità al proprio interno: lo spazio per speculare c’è, ma restiamo davanti ad una storia semplice, come semplici sono le motivazioni che muovono il Doom Slayer. 
Ciò resta coerente e funzionale con il vero cuore del gioco, il suo gameplay loop, di cui The Ancient Gods ripropone tutti gli elementi amati ed esplorati nel corso della campagna.
Il DLC infatti prende tutto il comparto ludico di Doom Eternal e preme al massimo sull’acceleratore, approfittando anche del fatto che il Doom Slayer eredita tutti i suoi potenziamenti, mod armi, rune e abilità ottenute durante la campagna, spingendo il giocatore a sfruttare fino all’ultimo briciolo di abilità per superare gli ostacoli che gli si pareranno davanti.
Alla base della proposta c’è il principio di reinvenzione della formula che id Software porta avanti dal 2016, cercando sempre nuovi modi creativi per destabilizzare il giocatore e rimuoverlo dal comfort di un loop padroneggiato.
Doom Eternal, ad esempio, proponeva nei suoi nemici modi estremamente specifici di essere eliminati efficientemente, andando a creare un mix di strategia e decision making a bruciapelo che variavano a seconda di quanti e quali nemici fossero presenti nell’arena, la cui struttura aveva ovviamente il suo ruolo nel formulare un piano ottimale.
Aggiungere elementi in una struttura tanto delicata può essere rischioso: se ogni pezzo sulla scacchiera ha il suo ruolo ed il giocatore è chiamato a formulare una risposta in base alle proprie risorse, alla propria posizione, alla posizione dei nemici, alla loro tipologia, a quante di esse sono presenti e a quali di esse dare priorità, anche la più piccola variazione ed aggiunta può rompere l’equilibrio di gioco facendo crollare tutto il castello su sé stesso. 
Nonostante ciò id Software riesce con successo ad includere nuovi nemici che, in linea con le minacce più tenaci di Doom Eternal, richiedono modi molto specifici per essere eliminati, aggiungendo ulteriori decisioni e approcci al già elevato numero di possibilità con cui un’arena poteva essere risolta.
Queste nuove minacce erodono anche la linea tra esplorazione e combattimento, così marcata in Doom Eternal, spingendo il giocatore a sfruttare ogni singola abilità di movimento, ogni corridoio, piattaforma, spazio e salto delle arene per riuscire a sopravvivere con successo.
The Ancient Gods, di conseguenza, risulta essere incredibilmente opprimente, comunicando con successo quanto pericoloso sia ciò che il Doom Slayer affronta quotidianamente e, di conseguenza, quanto effettivamente potente sia il personaggio nelle nostre mani.

RECENSIONE] DOOM Eternal: The Ancient Gods Parte 1 - PlayStation Zone

Senza pietà

Gli encounter del DLC sono infatti spietati, proponendo combinazioni di nemici spietate ed implacabili, lasciando spazio al giocatore tanto quanto basta per poter superare l’ostacolo senza però lasciare appigli di comfort o scorciatoie tanto che il Marauder, che Doom Eternal proponeva come minaccia terribile e distruttiva, diventa qui un attimo per tirare il fiato con i suoi pattern prevedibili e le sue abitudini controllabili, provvedendo a fornire un po’ di comodità e relax in quella che altrimenti sarebbe una spietata tempesta di demoni che non lascia tregua.
Nel loro sfidare le obiezioni alle sequenze di platform, all’uso di lore e narrativa, alle lamentele sulla difficoltà di alcuni encounter prendendo tutti questi elementi e incrementandoli esponenzialmente (non tanto in numero quanto in intensità), id Software mantiene quindi una salda direzione e usa questo DLC per lanciare mettere alla prova i giocatori.
Se il Doom Slayer rappresenta il guerriero indomito, implacabile, iracondo, violento e temuto a cavallo tra leggenda e terribile realtà per gli abitanti dell’Inferno, infatti, The Ancient Gods è il modo con cui gli sviluppatori sfidano i giocatori a riuscire a rimanere in quei panni, ad interpretare il ruolo del Doom Slayer, “l’unica cosa di cui hanno paura”, senza piegarsi o lasciarsi sovrastare dall’opprimente potenziale bellico demoniaco che id Software mette in gioco.
In tal senso questa prima parte di The Ancient Gods è una sfida tanto per il giocatore quanto per gli sviluppatori, che ad ogni svolta e pagina di questo titolo continuano ad alzare lo standard di riferimento, spingendo Doom nel modo più estremo possibile: nella manciata di ore di gioco aggiuntive proposte, è possibile dire che id Software si stia tenendo all’altezza di questo difficile compito, lasciandoci tanta curiosità e voglia di vedere quale sarà la loro prossima mossa.

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