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Dreadwolf è il titolo del nuovo Dragon Age: cosa sappiamo fino ad ora?

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Bioware ha rilasciato il titolo del quarto capitolo della saga videoludica fantasy di Dragon Age: Dreadwolf. È tempo di confrontaci con Solas!

Il 2 giugno, Bioware ha annunciato sui suoi canali social e sul proprio sito il titolo del suo prossimo capitolo di Dragon Age: Dreadwolf.
Ancora non si sa quando il quarto capitolo della saga (composta a oggi di tre titoli: Dragon Age: Origins, Dragon Age II e Dragon Age: Inquisition) uscirà, ma l’annuncio del titolo significa che, probabilmente, presto avremo ulteriori notizie e una data di lancio.
Ma perché il quarto capitolo di Dragon Age si chiamerà proprio Dreadwolf? Cosa ci dobbiamo aspettare da questo videogioco?
Vediamo meglio cosa sta succedendo e cosa è successo in questo articolo.

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Immagine promozionale del teaser trailer di Dragon Age: Dreadwolf del 2020. A sinistra, Solas, a destra Fen'harel, il Dreadwolf
Immagine promozionale del teaser trailer di Dragon Age: Dreadwolf del 2020. A sinistra, Solas, a destra Fen’harel, il Dreadwolf

Chi è il “Dreadwolf” di Dragon Age?

Nell’universo fantasy di Dragon Age, Dreadwolf (il Temibile Lupo) è il nome con cui viene comunemente chiamato dagli Elfi Fen’Harel, una delle loro divinità.
Fen’harel è il dio elfico della ribellione e del tradimento, a metà fra un dio degli inganni alla Loki e l’Uomo Nero delle favole elfiche.
Le storie degli elfi raccontano che Fen’harel avesse tradito e ucciso la dea Mythal, la madre di tutti e la dea dell’amore; successivamente, Fen’harel ha anche tradito e intrappolato lontano dal mondo materiale tutti le altre divinità elfiche, impedendo loro di aiutare il loro popolo.

ATTENZIONE: da qui in poi ci saranno SPOILER su Dragon Age: Inquisition
Il grande inganno di Fen’harel: come ha bandito le divinità elfiche

Nel terzo capitolo della saga, Dragon Age: Inquisition, e soprattutto nel DLC Trespasser, scopriamo però che le storie su Fen’harel non corrispondono alla verità, almeno non totalmente.
Innanzitutto, parrebbe che le altre divinità elfiche, chiamate Evanuris, non fossero benevoli protettori del loro popolo, ma maghi elfi che avevano acquisito così tanto potere da diventare divinità, schiavizzando la propria gente. Tale schiavitù non si fermava solo all’adorazione, ma anche al far combattere guerre gli uni contro gli altri ai propri sudditi.
Fu proprio così che gli Evanuris uccisero Mythal, la migliore fra di loro.

L’omicidio di Mythal ha spinto Fen’harel, uno degli Evanuris, a orchestrare una ribellione. L’obiettivo: vendicare Mythal e liberare gli Elfi.
Per fare ciò, però, Fen’harel ha creato il Velo, ossia una barriera tra il mondo materiale e il mondo onirico-spirituale dal quale ha origine la magia. Creando il Velo, Fen’harel ha intrappolato gli Evanuris nel mondo onirico-spirituale (l’Oblio). Ma, così facendo, ha anche distrutto la civiltà elfica, che viveva in equilibrio fra i due mondi.
Ciò ha inevitabilmente portato, nei secoli successivi, all’ulteriore schiavitù degli Elfi (ora mortali e disorganizzati) da parte degli Umani.

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Affresco segreto su Fen'harel in Trespasser
Affresco segreto su Fen’harel in Trespasser

Cosa ha già combinato il Fen’harel nei capitoli precedenti di Dragon Age?

In Dragon Age: Inquisition scopriamo anche un’altra cosa: Fen’harel è entrato in un sonno magico dopo la creazione del Velo e si è risvegliato poco prima degli eventi del terzo capitolo della saga. Con poteri molto limitati a causa del Velo, Fen’harel ha cercato di riottenere il proprio potere sbloccando la Sfera di Fen’harel, un artefatto che permette di creare varchi tra il mondo materiale e l’Oblio.

Per farlo, però, ha dovuto affidarsi segretamente a qualcuno con abbastanza potere per risvegliare la sfera. Per tale ragione, ha manipolato un antico mago umano corrotto, Corypheus: l’idea era che Corypheus sbloccasse il potere della Sfera e morisse nell’esplosione che ne sarebbe derivata. Peccato che Fen’harel non avesse tenuto conto di un piccolo dettaglio: Corypheus è tecnicamente immortale.
Questo errore ha creato un mostro e una situazione incontrollabile di demoni che strabordavano nel mondo materiale dall’Oblio, ossia la situazione iniziale da risolvere in Dragon Age: Inquisition.
Una situazione a cui Fen’harel ha cercato di mettere una pezza.

In questo capitolo, infatti, Fen’harel fa segretamente parte del gruppo di personaggi e compagni di avventure che la persona protagonista del gioco, l’Inquisitore, potrà portare con sé nelle proprie missioni.
Fen’harel si presenta come un tranquillo mago elfo di nome Solas, che ha sempre vissuto in isolamento dagli altri Elfi e che conosce molte cose sull’Oblio. Solas è un personaggio enigmatico, che prova pietà per gli Elfi attuali e ha strane idee sul fatto che gli Spiriti dell’Oblio possano essere considerati delle persone in tutto e per tutto.
Solas aiuta l’Inquisitore e, se si crea una protagonista donna ed elfa, è persino possibile avere una storia d’amore con lui.
Tuttavia, alla fine di Dragon Age: Inquisition Solas lascia l’Inquisizione e riottiene i suoi poteri perduti, abbandonando così anche l’amata.

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Solas nel trailer del 2020 del nuovo capitolo di Dragon Age
Solas nel trailer del 2020 del nuovo capitolo di Dragon Age

Il piano segreto di Solas: distruggere il Velo

Nel DLC Trespasser, ambientato tre anni dopo Inquisition, si scoprirà che Solas è Fen’harel e che è impegnato in un piano su larga scala per cambiare il mondo e salvare gli Elfi, di nuovo.

Solas, infatti, vuole distruggere il Velo e riunire il mondo materiale con l’Oblio.
In questo modo, presumibilmente, gli Elfi potranno tornare agli antichi fasti e ad avere i loro veri poteri. Inoltre, in questo modo gli Elfi non saranno più costretti a vivere fra gli Umani come cittadini di seconda classe quando va bene, e come schiavi quando va male.
Peccato che, così facendo, Solas distruggerà il mondo come lo si conosce, con tutte (o quasi tutte) le persone che ci vivono.

In Traspasser scopriamo che molti Elfi si sono segretamente uniti alla causa di Solas. Ora, quindi, il Dreadwolf non solo ha di nuovo tutti i suoi poteri, ma anche un folto numero di agenti e spie elfiche in ogni dove.
Però Solas non si è dimenticato dell’amicizia o dell’amore che lo lega all’Inquisitore/Inquisitrice. Alla fine di Trespasser, curerà il/la protagonista dal male che lo/la sta affliggendo, salvandone così la vita.
Alla fine di Trespasser, l’Inquisitore/trice potrà scegliere se lavorare per salvare Solas da se stesso, oppure per fermarlo con ogni mezzo.

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Una delle primissime immagini promozionali di Dragon Age: Dreadwolf, rilasciata nel 2020
Una delle primissime immagini promozionali di Dragon Age: Dreadwolf, rilasciata nel 2020

Cosa sappiamo su Dragon Age: Dreadwolf?

Insomma, è piuttosto evidente che l’antagonista principale di Dragon Age: Dreadwolf sarà proprio Solas. Nel quarto capitolo della saga dovremo quindi confrontarci con lui e, probabilmente, fermarlo dal compiere un vero e proprio genocidio.
Questa però è un’informazione che già avevamo. Infatti, negli scorsi anni Bioware ha pubblicato diversi sneak peak sul quarto capitolo della saga.

In un trailer rilasciato ai Game Awards 2020, infatti, si mostra chiaramente che il prossimo protagonista di Dragon Age dovrà affrontare, come antagonista finale, proprio il Dreadwolf/Solas.
Da questo trailer, parrebbe che il nuovo protagonista di Dragon Age sarà una persona che viene dal nulla. Niente profezie, niente magie particolari, dice la voce narrante (Varric, il nano scrittore di Dragon Age II e Inquisition). Una persona che nessuno si aspetta, insomma.
L’ambientazione, inoltre, dovrebbe essere il Tevinter durante la guerra contro i Qunari.

Ambientazione: il Tevinter e la guerra contro i Qunari

Dal trailer, dalla conclusione di Trespasser e dal fatto che l’ultimo libro di Dragon Age, Tevinter Nights, sappiamo che quasi sicuramente Dragon Age: Dreadwolf sarà ambientato nel Tevinter.
Il Tevinter è uno dei regni più settentrionali del mondo di Dragon Age, il Thedas, che è in realtà un mondo ambientato in un emisfero australe, quindi più si va a Nord, più il clima diventa tropicale. Il Tevinter odierno è ciò che resta dell’antico Impero Tevinter, una potenza schiavista dominata dai maghi. Nel Tevinter di oggi sono ancora i maghi a comandare o, per lo meno, comandano i maghi che discendono da famiglie nobili. Quindi, a differenza di molti altri luoghi del Thedas, nel Tevinter i maghi non sono un gruppo discriminato.

Il Tevinter è anche lo Stato più vicino a Par Vollen, i territori dei Qunari. I Qunari sono un popolo di umanoidi cornuti che vivono secondo i dettami del Qun, una filosofia-religione che definisce rigidamente il ruolo nella società che ogni persona ha.
Il Tevinter è in guerra con i Qunari da secoli. Recentemente, negli eventi di Trespasser, i Qunari hanno tentato una serie di colpi di Stato nei regni del Thedas meridionale, così da renderne più facile la conquista e la conversione al Qun. L’operazione è stata però fermata dall’Inquisizione e da Solas stesso.
Pertanto, attualmente i Qunari hanno potenziato i loro sforzi bellici contro il Tevinter, mettendolo a dura prova.

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Una concept art del party dei personaggi di Dragon Age: Dreadwolf
Una concept art del party dei personaggi di Dragon Age: Dreadwolf

I problemi interni alla Bioware: sindacati e scrittori che si licenziano

Lo sviluppo di Dragon Age: Dreadwolf è stato lento (sono passati ormai 8 anni da Dragon Age: Inquisition) anche a causa di problemi interni alla Bioware.
Infatti, nel corso degli anni si sono avute diverse notizie poco piacevoli sulle condizioni di lavoro dei dipendenti Bioware.

A settembre 2020, per esempio, i dipendenti di Keywords Studios che lavorano per la Bioware hanno dovuto minacciare di creare un sindacato, poiché l’azienda voleva forzarli a tornare a lavorare in ufficio in piena pandemia. Inoltre, pareva che Bioware non desse ai suoi dipendenti le malattie pagate quando questi dovevano stare in quarantena perché positivi al Covid-19. Successivamente, Bioware ha accettato di permettere loro lo smart working. Il progetto di creazione di un sindacato di Keywords Studios è ancora in corso.

Inoltre, negli ultimi anni molti scrittori e produttori esecutivi del team che ha lavorato su Dragon Age hanno lasciato la Bioware.
Il più recente è il produttore esecutivo Christian Dailey, che ha lasciato la Bioware giusto questo febbraio. Non è ben chiaro perché abbia lasciato il lavoro, ma su Twitter scrive che il prossimo Dragon Age è in buone mani.
Nel 2020 se ne erano andati Casey Hudson, il direttore creativo della saga fantascientifica Mass Effect (che è l’altro videogioco Bioware più noto e amato), e Mark Darrah, un altro produttore esecutivo di Dragon Age.

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L'immagine promozionale che annuncia il titolo
L’immagine promozionale che annuncia il titolo

Cosa chiediamo alla Bioware per Dragon Age: Dreadwolf?

Da parte di chi scrive, credo che sia fondamentale sottolineare che Dragon Age: Dreadwolf dovrebbe avere due caratteristiche.

Le cose fatte bene si fanno con calma

In primo luogo, Dragon Age: Dreadwolf deve essere ben fatto.
Questo significa che deve essere fatto con calma. Abbiamo visto cosa è successo a fare i videogiochi di fretta, in casa Bioware. Dragon Age II ha una storia bellissima, ma si vede che è fatto di fretta e che molte cose sono tirate via: ha ricevuto notevoli critiche per questo. Dragon Age: Inquisition è un gioco enorme e molto bello, ma si vede che la seconda parte della trama è stata tirata via perché non c’era tempo. Mass Effect: Andromeda era un gioco con molto potenziale, ed è stato un flop perché la EA voleva a tutti i costi che avesse il multiplayer.

Ora diciamoci le cose come stanno: i fan della Bioware vogliono dei videogiochi di ruolo fatti bene. Non ce ne frega nulla del multiplayer.
Prendetevi il tempo che vi serve, TUTTO il tempo che vi serve, per fare un bel videogioco di ruolo.

Non sfruttare i dipendenti (sembra assurdo che lo si debba dire)

In secondo luogo, Dragon Age: Dreadwolf deve essere fatto senza sfruttare i dipendenti.
Abbiamo già visto, con Cyberpunk 2077, del cruch dei dipendenti. Dopo un po’, i lavoratori non reggono più lo stress e lasciano il progetto, facendo sì che nuovo personale debba lavorare su un progetto altrui, di corsa, e magari senza nemmeno avere il tempo di comprenderlo.
Non solo questo modo di trattare i dipendenti non è etico, ma è anche dannoso per la qualità del prodotto finale.

Chi scrive chiede alla Bioware di non sottoporre i propri dipendenti a crunch e di dare loro paghe rispettose. Alla fine il gioco ve lo compriamo: avrete i vostri soldi.
Ma non vogliamo che i manager e i pezzi grossi dell’azienda guadagnino alle spalle di dipendenti sfruttati. Sono i dipendenti che fanno il gioco, non i dirigenti della Bioware.
Ben venga, quindi, la creazione di sindacati dei dipendenti Bioware, affinché possano assicurarsi di vedere i propri diritti rispettati.

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