In questo primo articolo, che farà parte di una serie di approfondimenti interconnessi tra loro, parliamo dell’ucronia come genere di fiction che ha grande presa sulla mente e nei cuori delle persone.
Come mai siamo tanto affascinati dall’ucronia, dalla distopia e dai racconti sulle apocalissi? Questo articolo è nato nella mia testa mentre leggevo un gioco di ruolo trovato sulla piattaforma itcho.io dal titolo Marked by Iron e ho iniziato a riflettere su quanto la narrativa, e i media, siano costellati di questo genere di narrazioni.
Prima di cominciare ad esaminarle in dettaglio, andiamo a capire cosa, ognuna di queste parole significa.
- Ucronia: deriva dal greco e significa letteralmente “nessun tempo”, per analogia con utopia che significa “nessun luogo”. Indica la narrazione letteraria, grafica o cinematografica di quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente
- Distopia: descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, ma prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come altamente negative, in cui viene presagita un’esperienza di vita indesiderabile o spaventosa
- Apocalisse e post-apocalisse: serie di eventi che portano alla fine della civiltà per come la conosciamo e la conseguente rinascita della società che combatte per la sopravvivenza
Dopo aver dato queste definizioni andiamo ad analizzare alcune delle ucronie più famose e dei libri, racconti, romanzi fumetti e tanto altro.
Ucronia portami via
Cosa sarebbe successo se l’Impero Romano fosse sopravvissuto alla sua caduta e si fosse protratto fino ai nostri giorni? Questa è la classica domanda che può portare alla nascita di un gioco di ruolo, come Lex Arcana, ma anche a episodi di serie televisive. È proprio nella serie classica di Star Trek che il capitano Kirk e il suo fedele primo ufficiale, il comandate Spock, incontrano la società del pianeta 892-IV che si evoluta in un percorso parallelo a quello dell’Impero Romano sulla Terra.
Ma non soltanto questa domanda può portare alla nascita dell’ucronia letteraria. Un’altra domanda che ritroviamo spesso riguarda la Seconda Guerra Mondiale. Cosa sarebbe accaduto se Hitler avesse vinto la guerra? Scrittori del calibro di Philip K. Dick con il suo romanzo La svastica sul sole, da cui Amazon ha anche tratto una serie televisiva, e Robert Harris con Fatherland hanno provato a dare una risposta a questa domanda. In entrambi i casi la risposta data non vi piacerà.
Altre serie di libri, come la saga di Invasione e Colonizzazione di Turtledove, la domanda riguarda un’invasione aliena mista alla Guerra Mondiale. Un’idea simile è nata in un gioco di ruolo italiano chiamato Sine Requie dove, durante il D-Day, i morti iniziano a tornare in vita. In questo caso, però non è solo un’ucronia quella a cui assistiamo, quanto ad una crasi di tutti e tre questi espedienti narrativi.
Fumetti Marvel usano questo espediente all’ordine del giorno, uno dei più famosi è forse House of M, e così ha tentato anche la Sergio Bonelli Editore con il fumetto Lilith di Luca Enoch. E come dimenticare Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbson?
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Cosa ci affascina dell’ucronia?
Le due parole “E se…?” come mai hanno così tanta presa su di noi.
La Marvel ne ha fatto una serie di fumetti e successivamente una serie televisiva per mostrare le strade non prese, o per come un semplice evento possa cambiare radicalmente la vita di una persona.
Questo “E se…?” che ci attanaglia fa da sempre parte del pensiero umano. Pensiamo a cosa sarebbe potuto andare meglio o peggio o come la nostra vita potrebbe aver preso una piega completamente differente. Saremo le stesse persone che siamo se avessimo girato a destra anziché a sinistra?
Questa domanda è stata trattata anche in uno degli episodi della serie televisiva Doctor Who Turn Left (Girare a sinistra). Il punto è che immaginare questo genere di scenari ha un non so che di oscuro e drammatico. Potremmo rischiare di iniziare a vivere in un mondo immaginario e sentiremmo una profondamente insoddisfazione per la nostra vita. Tornando alla realtà, potremmo sentirci frustrati e provare senso di colpa, e questo non ci servirà a nulla.
Sublimiamo questo modo di pensare immaginando ucronie e attaccandoci a queste. Essere persone diverse in mondo simili al nostro e al tempo stesso dissimili.
Ed è anche per questo che giochiamo di ruolo.
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Conclusioni
Insomma, per capirci, l’ucronia è molto rappresentata nei racconti, nei romanzi o nei film. Personalmente, se dovessi scegliere, il mio voto andrebbe a Fatherland, forse perché è stato il primo romanzo ucronico che ho avuto modo di leggere. Esempio ultimo del male incarnato che vince e obbliga i cittadini a guardare da un’altra parte.
Forse è proprio per questo che, anche quando mettiamo in tavola certe storie, noi esorcizziamo la paura di quello che sarebbe potuto succedere. Richiudendo in un contorno limitato il tutto, possiamo esprimere un’io diverso e intraprendere strade che non abbiamo percorso.
È quindi fondamentale leggere questo genere di storie ed immaginarle, ma non dobbiamo mai perdere il contatto con la realtà, altrimenti potremmo anche fare la fine di Wanda Maximoff in Doctor Strange: Multiverse of Madness.
Prima di lasciarvi però vi chiedo una cosa: quale è la vostra ucronia preferita? Quali sono i racconti ucronici che avete scritto? Vorreste fornirci qualche incipit o raccontarci qualcosa? Commentate e fateci sapere. Siamo davvero curiosi!