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Vigil – The longest Night: La Recensione

Nell’ultimo periodo abbiamo potuto verificare il profondo pozzo di idee esplosive che l’area geografica di Cina e affini è in grado di restituire al mondo videoludico: Genshin Impact è stato un fenomeno che si è fatto rapidamente strada con una forza prorompente verso un successo inaspettato, e con il titolo action dedicato alla storia di Sun Wukong a mettersi timidamente in  mostra l’attenzione dei giocatori è, prevedibilmente, stata attirata da una parte di mondo che poco, fino ad ora, aveva espresso videoludicamente.

Non è necessariamente l’innovazione o l’originalità a fare da principale caratteristica di questa ondata di titoli, quanto più la solidità e l’utilizzo ben ponderato di tutti gli elementi proposti, ed è proprio questo che andiamo a ritrovare in Vigil: The Longest Night, metroidvania di Glass Heart Games in grado di catturare atmosfere e toni gotici in un’avventura dalle chiare ispirazioni che si traduce in un’esperienza ludica coinvolgente e artisticamente ricca.

La Prova del Vigilante

I panni che vestiremo sono quelli di Leila, una giovane in viaggio verso il suo borgo natale, Maye, dopo aver concluso il suo addestramento da Vigilante, in occasione del compleanno di sua sorella Daisy.
Il compito di questo criptico gruppo dai rituali mistici sarà parte dei misteri da svelare in questo titolo, compito che nemmeno la protagonista conosce pienamente in quanto sulla sua via troverà un essere senza nome che la esorta a completare una non meglio precisata prova che metta fine al rituale e alla Notte Più Lunga.

È da questo momento in avanti che ci renderemo conto che il mondo di Vigil è tutto fuorché pacifico, con terribili e cupe creature ad abitare le campagne, abitanti spaventati e cauti ben protetti nelle mure di Maye, affidati ad una divinità dal culto rigido e spietato mentre l’intero villaggio è afflitto da incidenti spaventosi che vedono i poveri cittadini scomparire, occasionalmente, senza lasciar traccia.Tra le persone misteriosamente scomparse, scopriremo presto, c’è anche la sorella di Leila, un ulteriore incentivo ad indagare sugli strani eventi che stanno avendo luogo attorno a Maye e a mettere fine all’oscurità che sta avvolgendo le terre circostanti.

Il mistero attorno agli eventi di Vigil, alla missione di Leila e ai Vigilanti è svelato attraverso numerosi dialoghi, le aree che Leila visiterà e, ovviamente, gli oggetti che ritroverà, andando a costruire un intricato puzzle di indizi e risposte sciogliendo gradualmente tutti i nodi della narrazione.
Sebbene il tutto non sia particolarmente sorprendente o complicato, il vero punto di forza di Vigil si ritrova nei suoi ambienti e nei suoi temi visivi: a tratti Castlevania, a tratti Salt and Sanctuary, a tratti Bloodborne, il titolo propone creature grottesche, ambienti opprimenti, rappresentazioni grafiche crude e a volte incomprensibili, un’estetica squisitamente gotica con un pizzico di Lovecratft e la ruvida decadenza di Darkest Dungeon, trasportando Leila in un viaggio tra ombre ed incubi che la vedranno affrontare mostruosità violente e crudeli.

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Versatilità

Proprio per affrontare questa terribile prova, l’addestramento di Leila si rivelerà  particolarmente efficace rendendola una combattente estremamente flessibile e capace di adattarsi ad ogni situazione: dotata inizialmente da una semplice spada, Leila è in grado di usare archi, pugnali e ami ad asta ed equipaggiarne tre in qualsiasi momento, permettendo al giocatore di cambiare sul momento il proprio arsenale creando letali combinazioni e potendo cambiare approccio a seconda delle sue necessità.
Ogni arma, infatti, possiede diverse capacità extra al di là della velocità e del raggio di azione variabile, a cui si aggiunge il sistema di progressione a skill tree, che permetteranno ad ogni livello di incrementare le abilità con ogni tipo di arma sbloccando nuovi tipi di attacco con effetti extra o investire i propri skill points nelle sue abilità generali come, ad esempio, un recupero di stamina più rapido o un livello di salute maggiore.
Differentemente dal principale titolo di ispirazione (Salt and Sanctuary), quindi, non ritroveremo un min-maxing parametrico o un sistema di build vero e proprio, sebbene armatura di vario genere esistano e abbiano valenza sul gameplay oltre che sull’estetica di Leila.

L’unico upgrade statistico che ritroveremo in Vigil sarà infatti il potenziamento di armi ed armature (con tanto di enchantment) presso il fabbro: in generale quindi troviamo nel titolo un sistema che non richiede grosse quantità di farm e che permette una progressione fluida e naturale senza soffermarsi in aree più a lungo del necessario.
Il sistema di combattimento, nello specifico, è particolarmente dinamico e fluido, ricco di manovre e attacchi particolari da usare sapientemente contro le terrificanti creature che Leila affronterà e, soprattutto, contro gli orrori rappresentati dai boss.
Esattamente come Leila, infatti, anche i mostri ed i boss di Vigil possiedono un design superbo e punitivo al punto giusto, richiedendo al giocatore l’individuazione di pattern e tempismi per poter sopravvivere alle peggiori aberrazioni che questo mondo ha da offrire.
Nonostante il combattimento particolarmente elaborato, però, Vigil enfatizzerà moltissimo anche le sezioni di platform, più di altri Metroidvania con la sua impronta, forte anche un level design che mostra uno studio brillante non solo dal punto di vista artistico ma anche in quello meccanico, focalizzandosi su questo aspetto forse ancor più che su quello “Soulslike” del titolo.

Le aree di gioco sono infatti ampie, ricche di piattaforme, appigli, scale, trappole e cunicoli nascosti  in un intricato labirinto interconnesso ricco di segreti da scoprire sia dal punto di vista narrativo che da quello più utilitaristico.
Sfortunatamente la presentazione della mappa consultabile, che si riempie man mano che scopriremo aree, non è appropriatamente chiara e leggibile quanto titoli più tipici di questo genere, non definendo chiaramente i confini e la presenza di edifici o zone interne e limitandosi alla rappresentazione geografica delle aree esterne.

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Riscoperta

Le numerose sidequest, sebbene non particolarmente entusiasmanti vista la quantità di dialoghi, così come gli NPC ed il loro ruolo nella storia dell’ambientazione di gioco varieranno nel corso dell’avventura di Leila, che a seconda delle sue azioni potrà concludersi in tre modi differenti: questo permette a Vigil (dotato di New Game+) di essere rigiocato più volte ottenendo diversi risultati e prolungando notevolmente la durata dell’esperienza.
Nonostante la mancanza di doppiaggio, alcuni buchi nel lore dell’ambientazione e qualche errore nei dialoghi e nelle descrizioni, quindi, Glass Heart Games ha impacchettato un ottimo Metroidvania che farà gola tanto ai giocatori più interessati alla narrativa e alla scoperta del suo mistero quanto ai completisti più accaniti.
Non particolarmente originale (se non nel comparto artistico, una vera commistione di oriente ed occidente) ma ben lontano dall’essere un clone, il titolo è uno squisito esponente del genere che terrà gli appassionati incollati allo schermo per un bel po’.

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