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Shidee: perché tutti dovrebbero provarlo

Iniziare a parlare di Shidee non è affatto semplice. È davvero difficile cercare di spiegare come questo libretto 8 centimetri per 15, dalle venti pagine scarse possa contenere tanto ben di dio. Shidee è qualcosa che mi è volato tra le mani durante il Lucca Comics e da allora non se n’è andato. Anche se mi è arrivato tra le mani un mese fa ho voluto testarlo, provarlo con i miei vari giocatori e narratori per capire come funzionava. È comune la pratica di leggere un gioco di ruolo senza provarlo per poi lanciarsi verso la recensione. Per chi non avesse voglia di leggersi questo mappazzone lo dico qua: compratelo. Leggetelo. Giocatelo.

Shidee, la lupa che corre!

Per cominciare a parlare di Shidee mi occorre fare qualche passo indietro e collegarmi ad un discorso fatto da uno degli amministratori di Sesso Droga e D&D. Il problema più grande che ci si trova ad affrontare durante le sessioni è l’avere idee divergenti riguardo l’andamento della campagna. Spesso il narratore o arbitro comincia con un idea, i giocatori con un’altra idea, nessuno dei due si riesce a spiegarsi nei confronti dell’altro e la campagna esplode.

Ma non è prerogativa di D&D, ovviamente. Tutti i giochi di ruolo che richiedano un arbitro, un narratore o comunque una figura che “prepara” il campo da gioco hanno questo problema. Il problema delle idee, il problema della collaborazione, il problema dello stile e del ritmo da mantenere ad una sessione. Il problema, sintetizzando il discorso, della sintonia tra arbitri e giocatori.

Storia del nostro viaggio

Shidee parte con il presupposto del voler eliminare questo problema: non è solo un gioco di narrazione (che quindi non vede la presenza di un arbitro ma di giocatori che narrano una storia) ma un gioco che parla di comunicazione.Ai due giocatori verrà richiesto di vestire i panni di un bambino e di una lupa nel selvaggio West, primi anni del novecento.

Il resto del gioco è costituito da un semplice mazzo di carte da Poker, da 8 dadi da sei e dalla comunicazione tra i due giocatori. Ogni giocatore ha dei “punti vita” chiamati pietre storia e sarà chiamato a narrare i conflitti “pescati” dal mazzo di carte. Al superamento di questi conflitti il gioco passerà nelle mani dell’altro giocatore e così via fino alla fine del viaggio. Durante il giorno a narrare sarà la lupa ed il ragazzo dovrà affrontare le sfide mentre durante la notte i ruoli si invertiranno. Il resto spetta ai giocatori: servirà creatività e inventiva per narrare una storia memorabile.

Ma è andando a fondo nel gioco che si scopre il motivo per il quale Fabrizio Botto ha inventato Shidee. Mi piacciono le parole che possiamo usare per descrivere ciò che gli occhi vedono, le mano fanno e i cuori sentono. Ed è questo che rimane, dopo il tirare i dadi e dopo aver tanto a lungo parlato, rimane quella sensazione di avere, forse per la prima volta o forse per l’ennesima volta, condiviso qualcosa. O forse di aver sentito qualcosa, di essere stati parte di un racconto o più semplicemente di un viaggio.

Una piccola parte di noi

Ho fatto provare Shidee a giocatori neofiti e a giocatori navigati, amici e coppie di amici; ad ognuno il gioco ha lasciato qualcosa. C’è chi l’ha vissuto in maniera goliardica e chi si è limitato a narrare gli avvenimenti e vedere come andava a finire. C’è stato perfino qualcuno che non ha avuto bisogno di andarsi a cercare i conflitti ma si è lasciato trasportare dalla storia e dal semplice tiro di dado. Ognuno di loro ha raccontato una storia diversa ed unica, una storia personale ed in un qualche modo intima. Ai miei occhi, hanno rivelato qualcosa di più: guardandoli da fuori, annotando ciò che succedeva mano a mano, mi sono reso conto che Shidee un po’ ti si attacca addosso e diventa una piccola parte di te.

Non voglio continuare a tessere le lodi di Shidee perché sarebbe scontato farlo ma voglio invece dedicare un momento alle stupende illustrazioni di Arianna Belotti. Ogni illustrazione nei suoi colori pastello neutri e il tratto deciso rappresentano fantasticamente il mondo visto attraverso gli occhi di un bambino. Penso che abbia afferrato a pieno il sentimento nascosto dentro Shidee e sia riuscita a costruire un piccolo tesoro.

Shidee, il bambino
Shidee, la lupa

Non c’è molto altro da dire riguardo Shidee senza rivelarne il contenuto; il consiglio rimane quello recuperabile nelle prime righe di questo articolo. Leggetelo, Giocatelo. Ma soprattutto fate tesoro di ciò che insegna e condividetelo con chi conoscete, che siano neofiti o meno. Non potranno che trarne estremo giovamento.

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