Non so bene qual’è la meccanica che porta le persone ad amare una saga a tal punto da combattere per questa; non ho idea per come funzioni su D&D, figuriamoci per una saga con vent’anni di vita come Resident Evil (abbreviato RE). Eppure, anche tra loro c’è una sorta di edition war, un combattimento all’ultimo sangue verso “qual’è il milgior RE di sempre”. Una cosa è certa: i film sono per i fan di RE ciò che la quarta edizione è per i fan di D&D. Ma Resident Evil Village?
Oggi cercheremo di analizzarlo: il nuovo capitolo – uscito da poco, pochissimo – sembra aver già incantato i vecchi fan. Ovviamente senza fare alcuno spoiler sulla trama ma analizzando invece il gioco da un diverso punto di vista: quello del fare horror/spavento, intrattenimento e accontentare il pubblico. Resident Evil Village è il futuro della saga?
Resident Evil Village sa spaventare?
C’è da dire questo: Resident Evil non ha mai avuto, tra le sue corde, l’intento di terrorizzare il giocatore. Certo, c’è l’ansia, c’è la lotta per la sopravvivenza contro mostri davvero terribili, ma la componente survival l’ha fatta quasi sempre da padrona. Per fare un confronto con un’altra saga nipponica, provando a paragonare RE a Silent Hill, appare chiaro che l’approccio ai boss sia simile ma pregno di tutt’altra narrativa e obiettivo.
Se da un certo punto di vista questo tipo di narrazione, più spaventosa, psicologica potremmo dire, “sotterranea”, è preponderante nel settimo capitolo, Village riporta lo spavento verso toni ben meno drammatici e claustrofobici; un po’ per la scelta stilistica di ambientazione e nemici, un po’ con l’aiuto della trama e dello shooting selvaggio. Resident Evil Village, come hanno già detto in tanti, è più simile al quarto capitolo del suo predecessore: anche a causa di ciò spaventa decisamente meno. Per farvi un idea di ciò che terrorizza (o meno) secondo una scala a me vicina, vi lascio questo video. È in inglese, ma noterete in questo molti elementi in comune con le saghe horror più famose della cinematografia.
Resident Evil Village sa intrattenere?
Se nel reparto spavento la vicinanza con il quarto capitolo si fa sentire, seppur “negativamente”, il reparto intrattenimento è alle stelle. Village è un gioco godibilissimo, capace di regalare la giusta tensione ad ogni scontro, divertire grazie agli upgrade ricevuti e dare anche la giusta sfida se si aumenta la difficoltà. Gli enigmi hanno il classico backtracking che risulta smorzato, nella noia, dai soliti nemici apparsi per rendere la via più insidiosa, ma non sono così complessi e non fermano il giocatore per troppo tempo.
Unica nota negativa, forse, potrebbe essere quella della mira assistita: forse una meccanica da disabilitare subito se si vuole provare l’ebrezza di rimanere senza colpi o di dover centellinare il caricatore. Per quanto riguarda il game design, la costruzione e il passaggio tra le aree è ben fatto, anche se spesso si ha l’impressione di avere dei livelli, più che delle zone open raggiunte grazie al semplice desiderio di arrivarci.
Resident Evil Village è il futuro di Resident Evil?
A quanto sembra, sì, anche se penso sia molto presto per dirlo. I dati sono incoraggianti, le recensioni positive si sprecano e in generale Village sembra averci preso. Certo, personalmente avrei potuto fare a meno di tutto il marketing su Lady Dimitrescu (anche se comprendo fosse funzionale, in un periodo dove Bowsette invade il web) e mi sarei concentrato su altro (miti, leggende e ambientazioni, in primis) ma riconosco che il lavoro fatto con il gioco è enorme, e tanto di cappello a Capcom.
Certamente un plauso va fatto alla trama, arricchita di dettagli utili e abbastanza funzionali all’intrattenimento, e al comparto pubblicitario, che ha subissato i fan di immagini, piccoli leak e quant’altro capaci di tenere alto l’entusiasmo. Probabilmente RE Village ha segnato “un ritorno al passato” per molti, se non tutti i fan; una buona notizia, dal momento che gli ultimi capitoli non avevano colpito troppo gli appassionati, rimasti ancorati ai remake.