Di cosa parla Raya e l’Ultimo Drago, il nuovo film di animazione Disney? Sarà all’altezza delle aspettative? Lo vediamo in questo articolo!
Poiché siamo ancora in piena pandemia e i cinema sono chiusi, un nuovo film di animazione Disney esce su Disney+ con l’accesso VIP, un po’ come era successo già con Mulan.
Stiamo parlando di Raya e l’Ultimo Drago, il cinquantanovesimo film targato Disney, uscito su Disney+ il 5 marzo.
Lo ammetto: se inizialmente l’idea di questo film non mi aveva particolarmente entusiasmata, poiché lo percepivo troppo come un rimaneggiamento di Avatar: l’ultimo dominatore dell’aria e La leggenda di Korra, col tempo e con i nuovi trailer Raya e l’Ultimo Drago ha iniziato a interessarmi. In generale, speravo che sarebbe stato un bel film, un bel lavoro.
Sono rimasta parzialmente soddisfatta e parzialmente delusa. Volevo molto di più, e credo che esistano già dei titoli che trattano gli stessi temi meglio di Raya e l’Ultimo Drago. Tuttavia, ho anche apprezzato il messaggio che il film trasmette molto bene.
Vediamo quindi più nel dettaglio di cosa parla questo film e quali reazioni ha suscitato in me.
Attenzione: questo articolo contiene SPOILER su tutta la trama di Raya e l’Ultimo Drago!
La trama di Raya e l’Ultimo Drago
Questo film racconta la storia di Raya, la figlia di Benja, il leader della tribù di Cuore. Cuore è una delle cinque regioni in cui si è divisa la terra di Kumandra, in cui un tempo uomini e draghi vivevano insieme, uniti e in prosperità.
Tuttavia, Kumandra si è divisa dopo l’emergere dei Druun, esseri d’ombra capaci di tramutare gli esseri umani e i draghi in statue. Cinquecento anni prima della nostra storia, i draghi si sono sacrificati per fermare i Druun, creando una pietra magica che li respingesse. Tuttavia, anche a pericolo scampato, gli umani non si sono mai riuniti in un solo popolo, dividendosi nelle terre di Zanna, Cuore, Dorso, Artiglio e Coda.
L’antefatto: la fiducia infranta e il ritorno dei Druun
Ma il padre di Raya, Benja, è convinto che sia possibile riunire i cinque popoli e ricreare Kumandra. L’importante è avere fiducia gli uni negli altri e, soprattutto, dare per primi fiducia agli altri popoli. Così, Benja ha invitato i leader degli altri clan a Cuore. Se all’inizio tutto sembrava andare per il meglio, grazie anche al fatto che Raya riesce a stringere amicizia con la figlia della leader di Zanna, Namaari, la pace dura poco.
Raya, infatti, in un gesto di fiducia, mostra a Namaari la pietra magica dei draghi, custodita al sicuro dalla gente di Cuore. Tuttavia, Namaari tradisce Raya, poiché la gente di Zanna vuole avere la pietra per sé, convinti che porterà loro prosperità. Nel tumulto che ne consegue, qualcuno ferisce Benja alla gamba e, per errore, la pietra viene rotta in cinque pezzi.
I Druun ritornano immediatamente nel mondo, devastando Cuore e tramutando in pietra Benja.
Il ritrovamento di Sisu
Nei sei anni successivi, Raya si mette alla ricerca di Sisu, l’ultimo drago potenzialmente ancora in vita. Ironicamente, Raya ha scoperto del fatto che Sisu potrebbe essere ancora viva proprio da Namaari, prima che questa la tradisca.
Dopo aver cercato Sisu in lungo e in largo su tutte le foci dei fiumi di Kumandra, finalmente Raya trova il drago nella sperduta Coda. Sisu, tuttavia, non si rivela un drago potentissimo e saggissimo, ma ammette candidamente di essere solo la sorella più giovane dei draghi che hanno creato la sfera e di non poterne creare una nuova da sola. Tuttavia, potrebbe aggiustare la sfera rotta, se ne ritrovassero tutti i frammenti, ognuno in mano a una tribù diversa.
La cerca dei frammenti della pietra
Così, Raya e Sisu iniziano il loro viaggio alla ricerca dei frammenti, inizialmente inseguite da Namaari.
Nel loro viaggio, a Raya e Sisu si uniranno altre persone che hanno perso tutto a causa di Druun e che, col tempo, saranno disposte a fidarsi le une delle altre per ricreare la pietra magica e riportare in vita i propri cari.
Il primo è Boun, un ragazzino che ha perso i genitori e che si è reinventato come cuoco e traghettatore. Sarà proprio sulla barca di Boun che Raya e Sisu viaggeranno da un capo all’altro di Kumandra.
La seconda è Noi, una neonata furbissima a capo di un gruppo di babbuini, con i quali ha messo su una proficua attività di truffa e furto. Anche Noi ha perso i genitori e per questo motivo si ritrova a vivere di espedienti. Si unirà a Raya e Sisu principalmente per mangiare e per riavere la propria famiglia.
Il terzo è Tong, un guerriero di Dorso che ha perso il proprio intero villaggio a causa dei Druun, compresa sua figlia. Si unirà a Raya e Sisu per riavere la propria gente.
L’importanza della fiducia
La parte più importante del viaggio di Raya e Sisu, in realtà, non è tanto il ritrovamento dei frammenti della pietra, bensì la scoperta di come e perché la pietra sia stata creata.
Infatti, Sisu rivelerà a Raya che la pietra nasce dalla fiducia. Nel suo caso, la pietra è nata dal fatto che i suoi fratelli e sorelle avessero riposto fiducia in lei. Infatti, i Druun sono la personificazione della sfiducia delle persone.
Così, Raya accetta di recuperare l’ultimo frammento della pietra parlando con Namaari e cercando di riappacificarsi con lei. Tuttavia, Raya e Namaari sono entrambe ancora troppo spaventate dall’idea che l’altra tradisca e Namaari, per errore, colpisce Sisu con un colpo di balestra, uccidendola.
Poiché i draghi sono la personificazione dell’acqua (che i Druun non possono attraversare), la morte di Sisu, l’ultimo drago, fa sparire tutta l’acqua di Kumandra. In questo modo, la capitale di Zanna, prima isolata e protetta da canali, resta scoperta e i Druun la invadono, pietrificando la gente (e la madre di Namaari).
La risoluzione del conflitto
Dopo la morte di Sisu, Raya è devastata dal dolore e si scaglia contro Namaari, a sua volta devastata dalla perdita della madre.
Sono Boun, Noi e Tong a mantenere il sangue freddo e a cercare di portare in salvo i civili di Zanna, proteggendoli grazie ai frammenti della pietra. Tuttavia, poco a poco la pietra si sta scurendo e perdendo potere.
Riportate alla ragione dalla distruzione attorno a loro, Raya e Namaari rinsaviscono e si uniscono agli altri per salvare i civili. Ma i Druun sono troppi e presto i cinque si ritrovano circondati, ognuno con un frammento di pietra morente in mano.
A questo punto, Raya capisce che, se la pietra è stata creata dalla fiducia, non hanno bisogno dei draghi per ricrearla. Così, Raya decide di fare lei il primo passo, donando il proprio frammento a Namaari e venendo quindi tramutata in pietra dai Druun. Uno alla volta, anche Boun, Noi e Tong danno i propri frammenti a Namaari, venendo tutti tramutati in statue.
Davanti al sacrificio degli altri quattro, Namaari decide a sua volta di rimanere con loro e, a rischio della propria vita, ricompone la pietra, prima di venir pietrificata a sua volta.
Tuttavia, la dimostrazione di fiducia dei cinque è stata sufficiente e la pietra si riforma pienamente. I Druun vengono scacciati e tutte le loro vittime tornano in vita, compresi i draghi, i quali a loro volta riportano in vita Sisu.
Dopo che la fiducia data ha portato dei frutti, Raya, Namaari, Boun, Noi e Tong recuperano le rispettive famiglie e, tutti insieme, si uniranno per creare un futuro migliore, in cui i cinque clan possano tornare a essere un’unica terra.
Una piccola premessa prima di partire con le mie impressioni
In questo articolo, parlerò di ciò che mi è piaciuto e ciò che non mi è piaciuto di Raya e l’Ultimo Drago.
Ma tenete conto che mi concentrerò sugli aspetti dell’opera che più mi hanno colpita e sui quali, sulla base delle mie competenze e dei miei interessi, mi sono focalizzata di più durante la visione del film.
Se secondo voi gli argomenti di cui parlerò non sono gli aspetti più importanti del film, va benissimo. È perfettamente lecito che voi vogliate concentrarvi su altre cose e che, magari, apprezziate o non apprezziate questo film a dispetto di ciò che dico io.
Gli aspetti positivi di Raya e l’Ultimo Drago
Lo ammetto: il messaggio finale di Raya e l’Ultimo Drago mi è davvero piaciuto molto e l’ho trovato molto vero.
Dare fiducia agli altri è il solo modo per ricevere fiducia a propria volta. Tuttavia, dare fiducia non è semplice e comporta dei rischi.
Si può scegliere di non rischiare, rimanendo tutti nella propria confort zone (o terra natale) e chiudendoci al resto del mondo, perché così nessuno potrà ferirci. Il punto della fiducia è che, quando la doniamo a qualcuno, mettiamo questa persona in una posizione di avere potere su di noi, di poterci ferire. Ecco perché è così difficile dare fiducia agli altri.
Ciononostante, non rischiare e non dare mai fiducia prima o poi farà sì che rimarremo da soli, letteralmente preda dei nostri demoni interiori (aka i Druun) e in una situazione di immobilismo perpetuo (aka la trasformazione in statue). (Statue che possono anche essere tutte vicine, ma che non possono vedersi o interagire le une con le altre, rimanendo quindi sempre sole, anche se in gruppo.)
E no, non arriverà mai un momento in cui dare fiducia a qualcuno sarà completamente privo di rischi. Rischieremo ogni singola volta. Ed è importante che, comunque, si scelga di rischiare ogni singola volta.
Gli aspetti negativi di Raya e l’Ultimo Drago
Scrivere in breve la trama è stato in realtà un lavoro lunghissimo. E vi assicuro che questa è la versione breve per davvero!
Perché Raya e l’Ultimo Drago è un film in cui accadono tantissime cose. Ci sono tutti i frammenti da recuperare, quindi trappole da superare, altri duelli tra Raya e Namaari, nonnine signore del crimine, Sisu che si fida della gente e subisce conseguenze, Sisu che ottiene i poteri dei propri fratelli e sorelle, i vari personaggi che legano, i piani per prendere l’ultimo frammento.
Insomma, Raya e l’Ultimo Drago è un film molto pieno di cose. Troppo pieno di cose. E questo è un problema.
Un worldbuilding molto ricco, ma anche troppo semplificato
Raya e l’Ultimo Drago è una storia con un worldbuilding molto ricco, in cui vengono presentati popoli e personaggi molto diversi fra loro, sia culturalmente, sia visivamente.
Non è chiaro, onestamente, quanto questo worldbuilding sia effettivamente solido, perché molte cose sono spiegate con “è magia” o “X è la personificazione di Y”. Il che sotto certi aspetti funziona, perché si viene a creare un sistema di magia molto leggero che ben si presta ai tempi di un film.
La dualità Drum/Draghi e acqua/terra
Per esempio, è abbastanza intuitivo che, se si dice che i draghi sono l’opposto dei Druun e che i draghi sono personificazione dell’acqua (e della fiducia), allora i Druun non potranno attraversare l’acqua e saranno la personificazione della sfiducia. Inoltre, se i draghi sono la personificazione dell’acqua, si capisce perché alla morte di Sisu (che significa anche l’estinzione dei draghi) l’acqua scompaia. Inoltre, si capisce che l’acqua, a Kumandra, si crea in modo magico nel grande lago/fiume centrale a forma di drago, dal quale escono (e non entrano!) dei fiumi. Insomma, certe cose si capiscono o si intuiscono.
Altre cose invece si capiscono molto di meno. Per esempio, i Druun vengono indagati abbastanza poco, e dunque non risulta evidente il fatto che i Druun siano, probabilmente, anche la personificazione della terra. Infatti, possono muoversi solo sulla terra e trasformano la gente in pietra. Inoltre, può essere che i terremoti che avvengono a Zanna dopo la morte di Sisu siano causati dai Druun.
Tuttavia, per come è presentato il tutto, non si capisce perché avvengano i terremoti finali e, onestamente, visti così nel film sembrano solo un espediente per causare più drama.
La dualità Drum/Draghi, fiducia/sfiducia
Anche la doppia personificazione fiducia/acqua e sfiducia/terra mi lascia un po’ dubbiosa. Infatti, sia l’acqua sia la terra non sono elementi dei quali gli umani possono fare a meno, mentre il film punta molto sul fatto che si debba mettere la sfiducia da parte. Tuttavia, nel film si mostra anche chiaramente che, a volte, la sfiducia può essere una forma di saggia cautela, e che ci sono conseguenze negative nel dare troppa fiducia alla gente, come fa Sisu.
Quindi, alla fine del film, mi sembra che la morale sia che in generale si deve cercare di dare fiducia agli altri (pena il non ricevere fiducia a propria volta!), ma senza necessariamente fidarsi ciecamente. Ci possono essere situazioni in cui non abbiamo altra scelta a parte il fidarci degli altri (pena il fallimento assicurato), ma sono situazioni estreme.
Questo mi fa pensare che, in generale, alla fine si sia trovato più che altro un equilibro tra sfiducia e fiducia, in cui però si cerca di dare una spintarella in più alla fiducia. Per questo motivo, mi fa strano che non si sia arrivati a un qualche tipo di equilibrio tra draghi e Druun.
Il worldbuilding culturale
Come dicevo prima, Raya e l’Ultimo Drago è un film in cui succedono un sacco di cose e in cui si va in un sacco di posti diversi.
La varietà culturale dei popoli di Kumandra è visivamente molto bella. Ogni tribù è molto caratteristica e ricorda un preciso paese del sud-est asiatico, nel vestiario così come nell’architettura. Il risultato è molto interessante e molto piacevole da vedere.
Tuttavia, alla fine si sente di conoscere pochissimo i singoli popoli. Praticamente, si sente di conoscerli come li conosceva Raya all’inizio: per stereotipi o per nozioni-token. Coda è un posto brullo e inospitale. Artiglio è un mercato colorato e pieno di truffatori. Dorso è un posto abitato da guerrieri rudi. Zanna è abitato da gente senza scrupoli e ricca.
Secondo me, sarebbe stato meglio prendersi più tempo per mostrare i pregi, i difetti, le gioie e le difficoltà della gente di ogni tribù. Solo così li si può rendere dei gruppi davvero umanizzati.
Troppi personaggi, troppi eventi, troppo poco tempo
Mettere troppo carne sul fuoco in troppo poco tempo è un problema che riguarda anche i personaggi.
Raya e l’Ultimo Drago ha tre personaggi principali, di cui seguiamo singolarmente le avventure: Raya, Sisu e Namaari.
Raya e Sisu sono abbastanza ben realizzate e hanno una caratterizzazione piuttosto solida; inoltre, conosciamo gli eventi che più hanno influito sulle loro vite e il loro carattere.
Namaari è stata caratterizzata nei suoi aspetti principali (voler proteggere la propria gente, l’amore per i draghi, la sfiducia nei confronti degli altri popoli) (molto simili a quelli di Raya!), ma rispetto a Raya ha un elemento in meno: è meno chiaro il suo rapporto con la madre e come la madre la abbia influenzata. Infatti, una grossa parte della caratterizzazione di Raya deriva dal suo rapporto col padre e su come lei si interfaccia con la sua perdita e con i suoi insegnamenti.
Purtroppo, non abbiamo un simile equivalente per Namaari, e questa mancanza si fa sentire. Il che è un peccato, perché secondo me Namaari è un bellissimo personaggio. Sicuramente, è il mio personaggio preferito del film, e anche per questo avrei voluto vederla sviluppata meglio.
A fare più le spese della troppa carne al fuoco del film sono Boun, Noi e Tong. Da soli, secondo me sono tutti personaggi molto interessanti e con grandi potenzialità. Tuttavia, hanno avuto tutti poco tempo sullo schermo e non è stato possibile vederli evolvere bene come avviene con Raya.
E poiché Raya e l’Ultimo Drago è un film basato sulla fiducia tra le persone, vedere relativamente poco l’umanità delle altre persone a cui Raya dà poco a poco fiducia è un peccato.
Un film che avrebbe meritato di essere una serie TV
Poiché ha così tanta carne al fuoco e ben sei personaggi principali, Raya e l’Ultimo Drago secondo me avrebbe performato meglio come serie televisiva.
Dopo tutto, non è un caso se altre storie, che parlano tutte di superamento delle differenze tra Paesi e culture e di crescita personale e che risultano tutte (almeno secondo me) più incisive nel raccontare il proprio messaggio, sono tutte serie televisive. Sto ovviamente parlando di Avatar: l’ultimo dominatore dell’aria (la serie animata, ovviamente), La leggenda di Korra e Il principe dei draghi.
Anche con stagioni più brevi, Raya e l’Ultimo Drago secondo me avrebbe raccontato meglio la propria storia, i propri personaggi e il proprio mondo se avesse avuto a disposizione più tempo. Nei tempi che ha adesso, invece, questo film tende a non entrare troppo in profondità e a risultare, sempre secondo me, un po’ piatto in alcuni punti.
Il che per me è un gran dispiacere, perché la storia raccontata da Raya e l’Ultimo Drago mi è genuinamente piaciuta. Avrei solo voluto vederla portata a un livello di qualità maggiore, ossia il livello che secondo me si merita.
Conclusioni
Sono una persona borbottante e criticona, quindi ho dedicato moltissimo spazio al paragrafo sui lati negativi del film.
Tuttavia, in generale a me Raya e l’Ultimo Drago è piaciuto. L’ho trovato una bella storia, con bei personaggi, bella animazione, bel design e bellissimo messaggio. È un film che vorrei far vedere ai miei (molto eventuali) figli e figlie, perché credo sia un ottimo intrattenimento con un ottimo insegnamento.
Proprio per questo, avrei voluto vedere di più. Avrei voluto un prodotto che si prende il tempo di indagare meglio i propri personaggi e il proprio mondo. Avrei voluto scoprire chi ha tirato quel colpo di balestra a Benja.
E, onestamente, avrei voluto vedere una bella storia d’amore da Raya e Namaari. Perché, diciamocelo molto chiaramente, se Namaari fosse stata un uomo la storia d’amore ci sarebbe stata eccome. Ma oh, questa è la Disney e sappiamo come la Disney si comporti con le minoranze queer.
Su come Raya e l’Ultimo Drago sia un mash-up di culture del sud-est asiatico e su come questo abbia portato delle critiche, oltre che sulle critiche rivolte al doppiaggio originale dei personaggi, per lo più fatto da attori cinesi, non sono nella posizione di esprimermi. Queste critiche (e l’analisi di queste critiche) dovrebbero arrivare da persone del sud-est asiatico, poiché sono loro ad essere davvero toccate dall’argomento. La cosa migliore che noialtri/e, che non siamo del sud-est asiatico, possiamo fare è ascoltare e riflettere.
In tal senso, consiglio di tenere d’occhio i prossimi video e approfondimenti fatti da gente competente che, sicuramente, usciranno nelle prossime settimane sul tema. Nel frattempo, io ho trovato molto interessante il punto di vista di Kirby Araullo, youtuber che nella vita è uno storico originario delle Filippine, esposto in questo video.