Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Orfeo ed Euridice: una storia d’amore e d’oltretomba

Perché il mito greco di Orfeo ed Euridice più che di amore parla di sfiducia nell’umanità? Lo scopriamo in questo nuovo episodio della rubrica Narrabilia!

Febbraio è un mese particolare: è più breve, ma comincia a notarsi l’allungamento delle giornate. È capace di tirarti sferzate di freddo tremende, ma si respira anche la primavera. È l’inizio del periodo più lunatico dell’anno, è l’anticamera della Quaresima, è il periodo del Carnevale.
E poi è il mese degli innamorati.

Il che mi mette in una posizione scomoda, perché io di storie d’amore non ho mai capito niente – soprattutto di storie d’amore romantico. Quindi scegliere cosa raccontarvi in questa rubrica non è stato facilissimo.
Ma poi ho pensato: quale famosissima storia d’amore ci parla di morte, oltretomba, decapitazione e culti misterici? E così ho deciso di parlarvi di Orfeo ed Euridice.
Torniamo quindi con la rubrica Narrabilia, in cui facciamo a pezzi le storie per capirne meglio il senso e le origini!

Leggi anche: I FRATELLI GRIMM: L’INIZIO DI TUTTE LE STORIE
Orfeo che guida Euridice fuori dall'Oltretomba, di Jean-Baptiste-Camille Corot (1861)
Orfeo che guida Euridice fuori dall’Oltretomba, di Jean-Baptiste-Camille Corot (1861)

Il mito di Orfeo ed Euridice: di cosa parla?

Quello di Orfeo ed Euridice è un mito greco conosciutissimo, che sicuramente avrete sentito menzionare almeno una volta – specialmente se di recente avete giocato ad Hades. Ma, per chi se lo fosse perso, lo riassumiamo un attimo prima di andare a vederlo nel dettaglio.

Orfeo, il cantore, è sposato con Euridice, la Driade. È un grande amore, allietato dalle canzoni di lui, così soavi da placare anche le bestie feroci e da far piegare gli alberi per ascoltarlo.
Va tutto bene finché Euridice non viene morsa da una vipera e muore – perché nella mitologia greca spesso va così.
Orfeo quindi discende negli Inferi, riuscendo a incantare con la sua lira Cerbero, Caronte e gli stessi Ade e Persefone. Gli dei quindi acconsentono a restituire Euridice, ma a una condizione: risalendo alla luce, Orfeo non si dovrà mai voltare a guardare la moglie che lo segue.
C’è bisogno che vi dica come va a finire? Ovviamente l’uomo si volta, perdendola ancora. Non molto tempo dopo, anche Orfeo morirà – fulminato da Zeus o smembrato, a seconda delle versioni.

Leggi anche: MYTHIC ODYSSEYS OF THEROS

Un mito sulla hybris, e su cos’altro?

Una prima lettura di questa storia ci suggerisce un tema ricorrente della mitologia greca: non disobbedire agli dei. La hybris, o tracotanza, è la cosa peggiore di cui ci si possa macchiare nel mondo greco – ed è infatti il motore di ogni tragedia degna di questo nome. Chiedetelo a un classicista qualunque. O meglio, chiedetelo a Edipo.
Lo stesso Orfeo, durante il suo viaggio negli Inferi, incontrerà ben due personaggi che, per via della hybris, non se la passano affatto bene: Sisifo e Tantalo, i cui supplizi sono divenuti ormai celebri figure retoriche e filosofiche. Ecco, per farvi capire il livello della musica di Orfeo, durante il suo canto perfino i due dannati vengono momentaneamente distratti dalle loro pene.
Ma per capire bene ciò che il mito di Orfeo ed Euridice ci racconta, bisogna prima farlo a pezzi – come il suo protagonista.

Orfeo ed Euridice nel pluripremiato videogioco Hades, di Supergiant Games
Orfeo ed Euridice nel pluripremiato videogioco Hades, di Supergiant Games

Euridice: una figura ancillare che esiste in funzione degli altri

Cominciamo da ciò su cui la storia ci ha lasciato meno informazioni, Euridice – perché la mitologia greca è interessante, non femminista.
Euridice, innanzitutto, significa giustissima, ma non è un personaggio a cui viene resa particolare giustizia. Euridice è una delle Driadi, ovvero le ninfe delle querce – e successivamente degli alberi in generale – che vivono nei boschi e ne rappresentano il rigoglio.

Il “problema”, se vogliamo chiamarlo così, col personaggio di Euridice è che esiste, agisce e muore in funzione della storia di qualcun altro. Il suo essere Driade ha molto più a che vedere con Orfeo, la cui musica incanta allo stesso modo gli umani, gli dei, gli animali e le piante, che con lei stessa.
Se Orfeo simboleggia l’artista per eccellenza, Euridice rappresenta l’oggetto dell’arte: così come Orfeo ama la spiritualità e la natura, allo stesso modo viene riamato da essa.

Leggi anche: DRIADE – CHI L’HA FATTA MEGLIO?
Le altre versioni della storia di Orfeo ed Euridice: Aristeo, Apollo e Dafne

Anche la morte di Euridice ha più a che fare con altre storie che con la sua: è la sua morte che dà vita al pezzo più celebre del mito di Orfeo, ma non solo. La vicenda di Orfeo ed Euridice, infatti, viene riportata da molte fonti, essendo particolarmente nota già dai tempi antichi.

Alla festa non poteva mancare il romano Virgilio, che nel I secolo a.C. inserisce il mito nel IV libro delle sue Georgiche. Qui è però una digressione all’interno del mito di Aristeo, un figlio di Apollo.
Egli è così “innamorato” (non esistono abbastanza virgolette nel mondo per rendere l’idea del mio sarcasmo) di Euridice da inseguirla continuamente – o aggredirla, dipende dai punti di vista. Ed è proprio durante uno dei tentativi di fuga della ninfa che questa pesta la vipera che la morderà, uccidendola. In caso ve lo steste domandando, Aristeo se la caverà offrendo del bestiame alle altre ninfe, un po’ impermalosite dalla cosa. Nel mondo antico va così.

D’altra parte, lo stesso padre di Aristeo, Apollo, vive un episodio simile con Dafne, una Naiade, ovvero una ninfa d’acqua dolce. Il dio la importuna a tal punto con il suo “ardore amoroso” che Dafne supplica gli dei di salvarla – e questi la trasformano in alloro. Sì, è per questo che Apollo è associato all’alloro. Ma, come vedete, è un’altra storia.

La morte di Orfeo, di Émile Jean Baptiste Philippe Bin (1874)
La morte di Orfeo, di Émile Jean Baptiste Philippe Bin (1874)
Leggi anche: IL VAMPIRO – FIGURA TRA IL MITO E LA REALTÀ

Orfeo: una figura tra spiritualità e misteri dionisiaci

Tornando a noi, è il turno di Orfeo: chi è costui? Le Garzantine aprono la sua voce dicendo: “Il mito di Orfeo è uno dei più oscuri e più carichi di simbolismo che conosca la mitologia ellenica”. E già questo cattura la nostra attenzione.

Di cose da dire ce ne sono molte e tutte intrecciate, come nella miglior tradizione mitologica. Tracio, figlio di Eagro e, secondo i più, della Musa della poesia epica Calliope, la più alta in dignità del suo gruppetto. Orfeo rappresenta IL cantore, IL musico, IL poeta. Ma siccome tutto ciò non è abbastanza fico, è anche parte della spedizione degli Argonauti, per cui svolge una funzione simile a quella di sacerdote.
La spiritualità è un elemento chiave del mito di Orfeo, che ha finito perfino per influenzare l’iconografia cristiana primitiva. Ma prima ancora, l’aspetto spirituale del mito di Orfeo si lega a un importante culto misterico: l’Orfismo, sorto attorno al VI secolo a.C.

L’Orfismo: in cosa crede?

Se tra voi c’è chi segue anche il mio progetto Dionigi Podcast, saprete che ho accennato in passato al collegamento tra la figura di Orfeo e quella di Dioniso. Ovviamente, ne ho parlato perché non perdo mai l’occasione per raccontare una bella storia di decapitazione. Ma qui c’è tanto di più.
L’Orfismo ha molti punti di contatto con i precedenti misteri dionisiaci, basandosi su due dottrine fondamentali.

La prima è la credenza nella divinità, quindi nell’immortalità dell’anima. Questa sarebbe “caduta” a causa della colpa originale dei Titani, i quali avrebbero divorato Dioniso nella sua prima incarnazione. È proprio lo smembramento del dio e il suo tramutarsi in pasto per i Titani che porta alla nascita degli uomini. Zeus, irato, scaglia contro di loro un fulmine: da questa combustione e dal mescolamento con la parte dionisiaca prende vita l’umanità.
La seconda dottrina dell’Orfismo è conseguenza della prima: è necessario evitare la perdita dell’immortalità dell’anima, scongiurando la continua rinascita in stati di sofferenza. A tale scopo, bisogna condurre un’intera vita di purezza, finendo per accedere a un felice mondo ultraterreno. E qui sono fischiate le orecchie ai leader della maggior parte dei culti esistenti.

E per far fischiare le orecchie anche a chi tra voi ha giocato ad Hades, nella versione orfica del mito, il fanciullo che viene divorato dai Titani e che rinasce come Dioniso si chiama… Zagreo. E sì, in questa versione è figlio di Ade, ma questa è un’altra storia.

I punti di contatto (e di smembramento) fra Orfeo e Dioniso

Per riprendere il nostro discorso, essendo i misteri orfici una versione 2.0 dei misteri dionisiaci, i collegamenti tra la figura di Orfeo e quella di Dioniso sono numerosi (sebbene Orfeo abbia in più una forte componente apollinea).
Entrambi in simbiosi con la natura, entrambi discesi negli Inferi, entrambi smembrati.

Sì, perché secondo una popolare versione del mito, Orfeo per la morte di Euridice perde letteralmente la testa.
Stando a questo filone, le donne tracie, offese dalla disattenzione del cantore nei loro riguardi per fedeltà alla moglie scomparsa, lo uccidono. Poi lo fanno a pezzi, inchiodano la testa sulla lira e la gettano nel fiume.
E la testa se ne va, cantando, raggiungendo il mare e arrivando infine a Lesbo. Non ho mai capito bene come questo fatto sia compatibile con l’idea che l’anima di Orfeo venga portata nei Campi Elisi, dove canta per i Beati. Insomma, o sei una testa cantante sulla spiaggia di Lesbo o canti tra i Beati.
Tuttavia, questo punto è piuttosto importante per l’Orfismo. Stando al culto, Orfeo avrebbe riportato dagli Inferi le informazioni che consentono all’anima di raggiungere il paese dei Beati, evitando gli ostacoli che altrimenti l’attenderebbero dopo la morte.

Leggi anche: IL FANTASY PRIMA E DOPO TOLKIEN: IDEE SBAGLIATE E QUALCHE RIFLESSIONE
Orfeo ed Euridice, immaginati da Danlin Zhang
Orfeo ed Euridice, immaginati da Danlin Zhang

Orfeo ed Euridice: la storia d’amore che non parla veramente di amore

E voi mi direte: bello, eh, ma questo cosa c’entra con la storia di Orfeo ed Euridice? Sì, ho divagato un po’, è vero, ma solo perché la mitologia greca è un intreccio in cui è facile – e bellissimo – perdersi. Comunque, c’entra.
Se la leggiamo in quest’ottica, la storia assume anche un altro significato. Non più solo il classico “non disobbedire a ciò che dicono gli dèi”.

Euridice muore morsa da un serpente, che rappresenta il sapere falso. Questo la fa finire intrappolata nell’oltretomba, il mondo dell’ignoranza.
Orfeo che conduce Euridice fuori dagli Inferi simboleggia il suo condurre l’umanità stessa al di fuori dell’oscurità, guidandola verso la luce e la beatitudine. Ma non è andata benissimo, perché?
Secondo alcune versioni del mito, Orfeo finisce col voltarsi perché per tutto il tempo non sente i passi di Euridice dietro di sé, dubitando della sua stessa presenza (e della parola di Ade e Persefone). Orfeo quindi non ripone fiducia nell’umanità – ed è proprio questa mancanza di fiducia nella capacità di comprendere dell’animo umano a sancirne la condanna.
(Ve l’avevo detto che c’era del cristianesimo qui!)

Quindi: Orfeo ed Euridice. Storia d’amore? Può essere.
Certo, è la storia di un uomo che, persa la sua donna, perde ogni cosa. Ma di storie del genere ce ne sono molte, quindi non è questo a renderla interessante. Non è questo che ci spinge a raccontarla ancora dopo tanti secoli.
Che lo si sappia coscientemente o meno, questo è un mito che parla di noi: nell’apollineo e nel dionisiaco, nello spirituale e nel bestiale, nella vita e nella morte. E poi c’è una testa cantante in mezzo al mare, il che, se lo chiedete a me, non guasta affatto.

Leggi anche: SEVERUS PITON, STORIA DI UN AMORE TOSSICO

Iscriviti alla newsletter dei cercatori

Per non perderti mai i nostri articoli, gli episodi dei podcast, e le live su twitch