Prima di metterci “In cammino verso il nulla” devo chiedere scusa, a chi ci legge, per il ritardo (un mese) con cui propongo l’analisi del numero di novembre di Dragonero.
Come al solito, chi fosse interessato alla storia finora della saga di “Dragonero il Ribelle” della Sergio Bonelli Editore può trovarla in questo articolo riepilogativo.
Vai con l’intro!
“…”
A Way of Life, The Last Samurai OST, 2003, Hans Zimmer
In cammino verso il nulla
La liberazione di Nahim è sì un tassello fondamentale nell’imminente resa dei conti, ma non con i soli simboli si vincono le guerre! Ian e i ribelli dell’Erondár hanno bisogno di dare fondo a tutte le risorse. È quindi necessario rinsaldare le vecchie alleanze, per poter così sferrare un attacco potente contro l’impero di terrore creato da Leario. Dopo una prima ambasciata di Gmor con i nobili dell’Enclave dei Grandi Laghi, è compito di Ian concludere le trattative e trovare un accordo. Ma nel concilio manca una sua vecchia amica: Sheda. Qual è la ragione della sua assenza? Serpeggiano infatti voci inquietanti riguardo una terribile minaccia per la sua casata e la vita stessa della donna…
Quale via deciderà di percorrere Ian? Quella del dovere che lo vuole a presenziare al concilio, o quella dell’amicizia, che lo spinge invece a correre in soccorso di Sheda?
Analisi dell’episodio
Questo mese Luca Barbieri, ancora una volta, ricopre un triplice ruolo. Oltre a quello suo consueto di curatore della testata, lo ritroviamo come soggettista e sceneggiatore.
Nei mesi passati, avevamo avuto modo di analizzare tre albi legati ai “suoni”: “L’urlo della carne” (“Dragonero il Ribelle” n. 4), “La voce della foresta profonda” (“Dragonero il Ribelle” n. 6) e “Quando cantano le onde” (“Dragonero il Ribelle” n. 20). In questo episodio, sebbene non siano presenti rimandi smaccati ai suoni, nell’editoriale (di cui parleremo nel prossimo paragrafo) si fa riferimento alla musica come fonte di ispirazione. Che ci aspetti un nuovo arco narrativo?
Lasciata la musica, vediamo dove verso quale nulla ci porta il cammino di Ian. La storia di Barbieri ci consente di tirare il fiato per l’ultima volta, forse, prima di intraprendere, insieme a Ian e compagni, l’ultimo atto della Ribellione.
“In cammino verso il nulla” è un episodio caratterizzato da un senso di immanenza pesante come una cappa. Fin dalle prime pagine siamo gettati in medias res, non sappiamo cosa ha portato Ian ad essere lì in quel momento. Lo scopriremo man mano che la lettura va avanti grazie ai numerosi flashback che completano il quadro generale. Ma anche con questi, qualcosa ancora sfugge…
La storia, sebbene calata per certi aspetti, nella grande trama orizzontale dell’opera, possiede il tipico sviluppo verticale, il che permette a Barbieri di ampliare ulteriormente la geografia, gli usi e costumi delle varie popolazioni dell’Erondár e di approfondire le spinte interiori e le contraddizioni di Ian.
Ian ha (quasi) sempre dimostrato di fare la cosa “giusta” anche quando questa cozzava contro il suo diretto interesse. Da giovane è scappato di casa per non sottostare ai doveri della sua casata, si è tirato fuori dalle trame politiche e militari rimanendo un semplice scout e continuando a fare il suo dovere. Ma poi è diventato un eroe durante la guerra, quasi un simbolo. Ora ha intrapreso una strada tortuosa, quella della Ribellione. La richiesta di Sheda lo pone, ancora una volta, di fronte ad un bivio. Sconfiggere gli insorti contro la casata della sua vecchia amica, mantenendo quindi lo status quo (come Leario) o appoggiare i ribelli? È un cammino che l’uomo Ian, non più da tempo eroe infallibile, deve intraprendere per trovare l’essenziale e confrontarsi, così da bravo “samurai”, con l’infinito.
In apertura
In Cronache della Ribellione, Luca Barbieri ci parla delle fonti di ispirazione per “In cammino verso il nulla“, il 25mo albo della saga di “Dragonero il Ribelle“. Prima fra tutte il brano strumentale “A Way of Life“, composta da Hans Zimmer per il film “L’ultimo samurai” (Edward Zwick, 2003), e in generale un po’ tutto il film. Ma soprattutto il fondamento delle suggestioni di questo numero sono da ricercarsi nell’Hagakure (Nabeshima Tsunetomo, XVII secolo).
Ci presenta, inoltre, i due disegnatori impegnati a dare vita a questa storia Salvatore Porcaro e Alex Massacci. In ultimo, dedica qualche riga a Sheda per chi non segue Dragonero fin dai suoi albori, e per rinfrescare la memoria agli altri. Per approfondire questo personaggio, rimandiamo alla lettura de “La regina degli Algenti” (“Dragonero” n. 11, aprile 2014), o dell’editoriale.
Disegni & lettering
Gianluca Pagliarani (disegni) e Paolo Francescutto (colori) compongono una copertina perfettamente in linea con il titolo e la storia dell’albo con Ian che sembra lanciarsi proprio verso il nulla.
Salvatore Porcaro e Alex Massacci si dedicano all’azione principale e ai flashback. Porcaro è magistrale nel tratteggiare l’unicità dei luoghi e delle tradizioni dell’Enclave dei Grandi Laghi, fatta di nebbia e ombre che celano pericolose insidie. Massacci ha il non facile compito, espletato egregiamente, di rendere riconoscibili i momenti di raccordo che vanno a completare il quadro della storia.
Al lettering si alternano Marina Sanfelice e Luca Corda.
Novembre ha visto anche l’uscita del Dragonero Speciale (n. 9), che con il ritardo che ho accumulato, analizzo ora.
Ma che strano, non doveva uscire Dragonero Magazine?
I figli del mito
Un ciclope, un minotauro, una lamia e un basilisco… no, non è l’inizio di una barzelletta!
Sono terribili e feroci, e forse mai esistiti: sono gli animali fantastici che popolano l’Erondár, creature figlie del mito, selvagge e terribili. Gmor ne ha incrociate alcune nel corso della propria avventurosa vita, e le ha affrontate riuscendo a sopravvivere. Come? Basta leggere le cronache che l’anziano orco ha diligentemente redatto e che narrano di quattro pericolosissimi incontri, avvenuti in altrettanti momenti della sua vita: quattro bestie, quattro sguardi a un mondo feroce e primordiale, dove solo il più forte sopravvive!
Analisi dello Speciale
Abbiamo avuto modo di constatare che ogni Speciale possiede una propria anima, un proprio stile. Questo nuovo numero, forte della formula “Old Man Gmor racconta“, permette agli autori di espandere e approfondire, seppur con storie brevi, il mondo di Dragonero. Per di più l’idea del bestiario scritto da Gmor ci fa scoprire qualcosa in più riguardo il suo passato oltre ad ampliare la nostra conoscenza della fauna sovrannaturale dell’Erondár.
Quanti di voi si sono chiesti come fosse entrato in possesso di Trollslàkta (“Macellatrice di Troll“), la sua fidata ascia? Ecco, in questo albo finalmente potrete appagare la vostra curiosità.
E dove c’è Old man Gmor, c’è sempre un accenno all’oscuro futuro (o passato) che aspetta i nostri eroi…
In apertura
Come già accennato poco sopra, Luca Barbieri, nell’editoriale, ci avverte che non leggeremo più Dragonero Magazine, che ci accompagnava fin dal 2015, ma troveremo in edicola, d’ora in poi, due speciali l’anno (quello estivo e quello autunnale, al netto di ulteriori modifiche editoriali).
Nelle righe che rimangono, ci presenta le mani dietro alle varie storie raccolte nell’albo, prime tra tutte quelle di Luca Enoch che firma il soggetto e la sceneggiatura.
Disegni & lettering
La copertina, sempre ad opera del dinamico duo Gianluca Pagliarani (disegni) e Paolo Francescutto (colori), ritrae Gmor, e Ian, alle prese con uno dei mostri presenti nel bestiario del nostro amato orco!
Le tavole sono ad opera di Cristiano Cucina (nel primo ed ultimo terzo dell’albo) e Vincenzo Riccardi (la parte centrale) e sono impreziosite dai colori di Martina Saviane, Simona Fabrizio e Vincenzo Riccardi.
Al lettering troviamo Omar Tuis.
State pronti, perché tra qualche giorno accenderemo tutti insieme “Le fiamme della rivolta” (“Dragonero il Ribelle” n. 26, 9 dicembre)!
Dall’ombra insorgiamo. Nel silenzio colpiamo.
I ribelli dell’Erondár