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Fandom – House of the Dragon è solo la punta dell’iceberg

Il Fandom, come tutti gli assembramenti umani, figurati e non, presenta luci ed ombre.

Ma cosa sta succedendo di preciso? 

Sembra che, in un momento in cui tutti, soprattutto le generazioni più giovani, siano cronicamente su internet, si stia perdendo di vista la demarcazione tra realtà e finzione. 

Fandom: House of the Dragon

Lo show HBO, House of the Dragon è stato travolto da un fandom piuttosto tossico

Un esempio lampante è quello che è successo pochi giorni fa a Fabien Frankel. L’attore nell’acclamato show della HBO House of the Dragon, interpreta Sir Criston Cole. 

Il personaggio è tristemente noto per aver abbandonato la legittima erede al trono dei Sette Regni per passare dalla parte dei pretendenti (i Verdi). Questo dopo che la legittima erede Rhaenyra aveva rifiutato la sua proposta di fuggire insieme. Cole diventa così, fin da subito, uno dei personaggi più odiati della prima stagione. 

Le cose non migliorano certo nella seconda stagione. Lo troviamo a letto con la regina Alicent, infrangendo così il voto di castità che le guardie reali sono chiamate a fare. Il tutto mentre l’erede al trono viene ucciso nel proprio letto. 

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Partiamo dal presupposto che tutti noi abbiamo personaggi che amiamo o odiamo e che non c’è niente di male nell’avere delle preferenze. Le cose cominciano a farsi complicate quando queste emozioni sfuggono però di mano. 

Si tratta di personaggi di fantasia, che non esistono nella vita reale. Possiamo apprezzarli, possiamo ritrovarci in loro e sentirci rappresentati, ma non dovremmo MAI dimenticare che non sono reali!

Sembrerebbe logico e superfluo da dire, o da scrivere in un articolo, ma a quanto pare il messaggio non è chiaro per alcuni fan. Diverse persone infatti hanno lasciato commenti di odio nei confronti dell’attore oltre che verso il personaggio. Tutto ciò ha costretto l’ufficio stampa dello show a monitorare i social media di Frankel. L’attore si è trovato poi a dover limitare l’accesso ai commenti ai suoi stessi post. 

Dov’eri mentre l’erede al trono veniva assassinato? 

Ti odio. 

Come sei passato dall’essere uno tra i personaggi più amati della serie all’essere il più odiato dell’intera storia di GOT? 

Spero che qualcuno te la faccia pagare. 

Ti odio Criston. 

Questi sono alcuni dei commenti che Frenkel si è visto arrivare sotto post personali che non avevano nulla a che fare con lo show. 

Ora, fare di tutta l’erba un fascio sarebbe sbagliato. Infatti molti fan dello show sono corsi in supporto dell’attore, ricordando agli altri che esiste una differenza tra attori e personaggi. Un aspetto che sarebbe meglio non dimenticare mai! 

Eppure non è la prima volta che vediamo una cosa del genere accadere. Basti pensare alla storia di Jack Gleeson che in Game of Thrones interpretava Joffrey Baratheon. Ai tempi il personaggio più odiato in circolazione!

Dopo l’uccisione del suo personaggio nel 2014, con buona pace di tutti, il giovane attore irlandese si trovò costretto a prendere una pausa dalla recitazione. Questo a causa dell’odio e delle costanti molestie che aveva ricevuto proprio per il ruolo da lui interpretato. 

Folle vero? Tuttavia il mondo creato ma J. R. R. Martin non è il solo ad aver attirato questo genere di fan.

Fandom: Interview with the Vampire

Prendiamo in esame quello che sta accadendo con il nuovo adattamento di Interview with the Vampire della AMC+.

Anche Interview with the Vampire della AMC+, ha visto il sorgere di un fandom problematico...

Qui la frangia più estrema del fandom non esita a gettarsi all’attacco di Sam Reid (l’attore che interpreta Lestat).

Reid ha la colpa di conoscere i personaggi come le proprie tasche. Cosa che lo ha anche portato ad essere in antagonismo con alcuni membri della sala di scrittura, e di voler difendere il suo personaggio. Lestat, in una scelta difficilmente comprensibile, è stato reso colpevole di violenza domestica contro il proprio compagno e la figlia che insieme hanno creato. 

Che cosa ha detto Reid di così terribile? Ha cercato di ricordare ai fan, sia nuovi che vecchi, che i libri di Anne Rice, che sono il punto di partenza di tutto, hanno narratori inaffidabili e che la verità è sempre nella prospettiva e negli occhi di chi racconta.   

Ci sarebbero decine di esempi da citare, ma per capire il problema e la sua estensione è meglio andare alla radice. 

Una breve introduzione al fandom

La nascita del moderno concetto di fandom affonda le radici nella storia.

Partiamo dal lontano 1893 quando i fan di Sherlock Holmes si riunirono per la prima volta per ricordare il loro eroe caduto. Le proteste per quella morte furono così insistenti e pressanti, che l’editore dovette usare tutte le sue carte per convince Sir Arthur Conan Doyle resuscitare il suo protagonista. 

Nel 1897, per festeggiare il ritorno di Sherlock, furono scritte quelle che sono ad oggi accreditate come le prime fanfictions della storia!

Negli anni trenta del Novecento il concetto è in piena espansione. Nel 1939 si tiene la prima convention mondiale della fantascienza proprio per far incontrare i fan del genere. Ma è negli anni Settanta che tutto cambia ancora una volta ed il fandom come lo conosciamo oggi esplode!

Il fandom allora evolve dall’apprezzamento della forma d’arte di cui si usufruisce, all’attenzione alle relazioni tra i personaggi. I fan, in molti casi, diventano più interessati alle connessioni tra i personaggi che alla storia stessa.

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È allora che i personaggi cominciano a diventare tangibili. Vere e proprie “persone” con cui i fan possono empatizzare ed interagire. Addirittura di cui possono riscrivere le storie in maniera che sposino meglio una narrativa del tutto personale.   

Le Regole del Fandom

Sono soprattutto donne adulte che con l’uscita della serie originale di Star Trek focalizzano la propria attenzione su queste relazioni. Nasce così il concetto di ships: coppie non canoniche che conquistano l’interesse delle autrici per via delle connessioni che esse vedono in loro.  

In un mondo come quello moderno, dove le relazioni sono veicolate per la maggior parte dai social media, la connessione con coloro che condividono le stesse passioni è ancora più facile. I fan sono spinti a parlare delle loro passioni ed ossessioni su ogni piattaforma, per tutto il tempo che vogliono. Si formano gruppi di artisti e scrittori che collaborano alla creazione di fanzines, fanarts e fanfictions che vengono condivise, commentate, adorate. 

Tutto sembra bello ed innocente. Una connessione vera con persone che la pensano allo stesso modo e che stanno a migliaia di chilometri di distanza e che altrimenti non si sarebbero mai incontrate. Ma come in ogni favola esiste il rovescio della medaglia…

Qualcosa è cambiato

Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un altro cambiamento all’interno della cultura del fandom, forse il più grande mai avvenuto. 

C’è stata una vera e propria “evangelizzazione” di una parte del fandom stesso i cui membri non si riuniscono più per celebrare, ma per pontificare e dettare le linee guida che tutti, a loro avviso, dovrebbero seguire!

Se all’inizio i membri di questo o quel fandom si ritrovavano in spazi piccoli e protetti, moderati dai membri più adulti, con l’avvento di piattaforme come Twitter – no, mi rifiuto di chiamarlo X – Facebook e TikTok, le cose sono cambiate. E non sempre per il meglio! 

Luoghi che prima appartenevano ai nerd, e venivano evitati come la peste da coloro che volevano far parte dei gruppi più cool, adesso sono di libero accesso per tutti, anche per coloro che non ne hanno l’età.

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Non si fa più parte solo del fandom di un film, di uno show o di un libro che ci ha particolarmente toccato, ma del concetto stesso di fandom che travalica i confini tra quello che ci interessa e quello che l’algoritmo ci suggerisce. 

Così i social media diventano un’arma a doppio taglio. Non solo consentono infatti alle personalità più forti, o coloro con il seguito più numeroso, di dettare legge, ma consentono anche al pubblico di poter interagire con attori, scrittori, produttori e registi. Viene data così l’illusione che il pensiero dei fan possa, in qualche modo, influenzare la storia del nostro show o film preferito. 

Quando questo non avviene, cominciano i guai, anche seri. 

Ma perché ho usato il termine evangelizzazione – che potrebbe sembrare fin troppo forte? Perché all’interno di questo nuovo concetto di fandom quando si osa non essere d’accordo con la teoria, o spiegazione, che ha il maggior seguito, si assiste ad una vera e propria caccia alle streghe. I “colpevoli” vengono o costretti a cambiare idea, e allinearsi con il pensiero dominante, o a lasciare lo spazio che è pubblico solo nominalmente!

Se unirsi nella passione per qualcosa forma un senso di coesione e di appartenenza, lo stesso succede quando il motivo di questa unione è l’odio verso una teoria.

Seguire un gruppo che ha come obiettivo il rettificare gli errori degli altri e “cancellare” coloro che non la pensano alla stessa maniera, ha lo stesso potere del perseguitare qualcuno solo perché non segue la nostra stessa religione o non ha lo stesso colore della nostra pelle.

E così il fandom si trasforma in un luogo in cui unirsi negli attacchi a ciò che non piace, piuttosto che nel celebrare quello che piace.

La quadratura del cerchio

Per una generazione cronicamente online, la verità è che al giorno d’oggi ci sono persone così sole, che vedono nei personaggi nei quali si rispecchiano un’estensione della realtà vera. Passano così tanto del loro tempo davanti ad uno schermo che non sanno più distinguere che cosa è reale e che cosa è finzione. 

Insultare un personaggio che amano diventa allora insultare un amico, un membro della propria famiglia. 

Non accettare un’interpretazione diviene un attacco personale. Internet diventa la cassa di risonanza che amplifica l’oltraggio e la rabbia. Così personaggio e attore diventano una cosa sola, intercambiabile e facile da attaccare o lodare a seconda dei casi.

Mancano sempre di più il senso critico e la capacità di saper sfruttare i social media e i motori di ricerca.  

Non si conosce più il limite e per questo lo si oltrepassa. Staremo a vedere che cosa porterà il futuro per questi spettatori e per gli attori che ancora se la sentono di interpretare personaggi difficili, sfumati o anche problematici. 

A che punto, allora, il troppo diventa intollerabile? Quando uno spettatore dovrebbe tirare una linea e dire basta? 

Non sta a noi dare una risposta a queste domande, ma se volete dirci che cosa ne pensate siamo qui per ascoltare le vostre risposte!

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